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A 20 anni dal genocidio

la difficile riconciliazione in Ruanda

Un barlume di speranza ci arriva dal Ruanda, dove ricorrono proprio quest'anno i 20 anni dal genocidio. Sulle colline di Kesho, dove nel 1994 morirono 1400 tutsi, sorgerà un memoriale per ricordare le vittime dell'odio che portò gli hutu estremisti a pianificare ed eseguire il piano di annientamento che colpì un milione di persone tra tutsi e hutu moderati. 

"Ci sono diversi memoriali in Ruanda. - commenta Pierantonio Costa, che salvò 375 bambini nel 1994 quando era console italiano a Kigali. - Queste opere sono necessarie ma non sufficienti a garantire lo sviluppo pacifico del Paese, perché un milione di morti non si seppellisce in un giorno. Ci sono mille ragioni per dubitare della riconciliazione in Ruanda, ma anche alcune per credere che vada avanti. La prima è che la popolazione del Ruanda è molto giovane, il 50% non ha partecipato al genocidio. Un'altra è che tutti, anche coloro che vi hanno partecipato, sono ormai convinti che si sia trattato di un qualcosa di inaccettabile. Se si riesce a diffondere questa consapevolezza senza che le persone si sentano accusate si fa un gran passo per la riconciliazione". 

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