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Poeta pacifista Hashem Shabaani impiccato in Iran

ucciso per "guerra contro Dio"

Il 27 gennaio 2014, l'aggressiva campagna anti-separatista del governo iraniano ha fatto un'altra vittima. Hashem Shabaani era un poeta arabo-iraniano pacifista dalla città di Ahwaz, nel sudovest del Paese, ed era stato condannato a morte per impiccagione per “aver ingaggiato guerra contro Dio” e per atti contro la sicurezza nazionale.

Shabaani era un intellettuale pacifista, che non si riconosceva nella repressione violenta delle minoranze etniche attuata dal governo. La sua poesia di solito parlava della bellezza della sua terra. Tuttavia, il suo lavoro è diventato più prettamente politico quando ha affrontato il tema della repressione sistematica del suo popolo, gli Ahwazi.

Shabaani partecipava spesso alle proteste - sempre in modo pacifico - per esprimere la sua rabbia, combattendo soprattutto con la sua penna. La sua esecuzione è il tragico risultato della paranoia del governo iraniano, che non si ferma mai nel suo obiettivo di combattere il separatismo. Il governo di Teheran infatti cerca in tutti i modi di mantenere il potere della Repubblica islamica stabilito durante la rivoluzione iraniana, mentre i separatisti denunciano questa teocrazia, rappresentando quindi una minaccia per la Repubblica islamica.

Shabaani è stato incarcerato per due anni dopo essere stato condannato a morte dal ministero degli Interni iraniano e dal giudice Mohamed-Bagher Moussavi.

Nel dicembre 2011 è apparso su Press TV, emittente televisiva internazionale dell'Iran, dove ha confessato di avere partecipato al "terrorismo separatista.” Il programma suggeriva anche che Shabaani avesse collaborato con il presidente egiziano Hosni Mubarak e il colonnello libico Muammar Gheddafi. Ci sono molte ragioni per sospettare che la confessione di Shabaani sia stata estorta con la tortura.

In realtà, in una lettera che il poeta aveva scritto segretamente in prigione, si legge: “Ho provato a difendere il diritto legittimo che ogni popolo in questo mondo dovrebbe avere - il diritto di vivere liberamente con pieni diritti civili. Con tutte queste miserie e tragedie, non ho mai usato un'arma per combattere questi crimini atroci, al di fuori della mia penna". In questa lettera, Shabaani chiedeva un nuovo processo indipendente, ma purtroppo questa richiesta non ha mai ricevuto risposta. Il destino di Shabaani è un'altra tragica conseguenza dell'agenda anti-separatista e generalmente anti-intellettuale delle autorità iraniane. Forse il governo di Teheran crede di avere eliminato una vera e propria minaccia, ma il mondo ha perso un intellettuale pacifico e vivace.

14 febbraio 2014

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