Roberto Jarach
Il significato di "fare memoria", l'importanza di onorare i soccorritori nella Giornata europea dei Giusti, il valore universale delle esperienze dei Giusti della Shoah, il messaggio di queste figure esemplari. Intervista a Roberto Jarach, vicepresidente UCEI e vicepresidente Fondazione Memoriale della Shoah di Milano.
Cosa significa per lei “fare memoria”?
Secondo me la memoria ha fondamentalmente un valore educativo e formativo per i giovani, serve cioè a trasmettere attraverso i fatti del passato i valori dell’etica e della morale per costruire il futuro.
All’interno di questo principio, quanto è importante ricordare le vittime e quanto ricordare i soccorritori?
Ritengo che sia importante ricordare gli avvenimenti e la genesi di questi avvenimenti, prima ancora delle singole persone. Ha infatti un grande valore ricordare coloro che possono rappresentare qualche cosa per ciò che hanno espresso in vita e per i valori di cui sono portatori, però ritengo che non sia un discorso di singoli. Per quanto riguarda invece il ricordo dei salvatori, effettivamente è un discorso di singoli individui, è l’affermazione di un principio attraverso le azioni e i gesti di alcune persone.
Queste persone, questi Giusti, cosa hanno insegnato e cosa insegnano con le loro esperienze?
Il valore più alto è quello che nella definizione generale si attribuisce al termine di Giusto, ovvero l’aver contribuito a dare una sponda di salvezza mettendo anche a rischio la propria vita, in difesa di principi e di valori universali.
In che modo la cultura ebraica trasmette questo messaggio ai più giovani?
Gli avvenimenti legati alla Shoah hanno connotato fortemente concetto di Giusti e la sua rappresentazione attuale. Ciò che i Giusti di Yad Vashem rappresentano ha valore universale: dai tragici eventi della Shoah deve scaturire l'affermazione e la difesa dei valori di convivenza e di non sopraffazione per tutti i popoli della terra.
Il valore dei Giusti della Shoah è quindi un valore universale, valido per l’umanità intera?
Assolutamente sì, essendo la Shoah per la sua unicità e specificità l’evento più tragico del secolo scorso, è chiaro che Giusto riconosciuto in quel contesto diventa esempio per tutte le altre manifestazioni di sopraffazione che si sono succedute negli anni.
Cosa si può fare per rendere concreto il “mai più” che si ripete sempre in riferimento alla Shoah e ai genocidi? In questo senso è utile il ricordo dell’esempio dei Giusti?
Il “fare” per me ha una risposta prevalente, che non è l’unica ma è sicuramente fondamentale: l’educazione. Significa cioè insegnare ai giovani i principi della convivenza e della non violenza nei confronti dell’altro e del diverso. Questo è il primo valore che noi dobbiamo trasmettere. In questo percorso, gli esempi sono sempre utili, e le esperienze dei Giusti sono sicuramente molto particolari e caratterizzate da comportamenti virtuosi.
Nell’ottica della diffusione di questi valori, cosa pensa di una giornata per onorare i soccorritori?
È sicuramente un’occasione importante, ma non deve restare un momento. Dico sempre, in riferimento alla Giornata della Memoria, che il suo valore non è il periodo di 24 ore che intercorrono dalla mezzanotte alla mezzanotte del 27 gennaio, ma è il fissare un punto di riferimento per l’inizio o il completamento di un percorso, sempre nell’ottica educativa e conoscitiva. Questa ricorrenza quindi deve stimolare ad approfondire e a comprendere i valori che vogliamo trasmettere.