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Beatrice Rohner secondo l'Hilfsbund

l'associazione dove operava

L'opera caritatevole Hilfsbund (Lega dell'aiuto), fondata nel 1896 da Johannes Lepsius e dal parroco Lohmann per soccorrere gli armeni perseguitati, ha inviato a Gariwo "ringraziamenti di cuore" per gli onori che renderemo alla sua collaboratrice Beatrice Rohner il 6 marzo 2014, piantando un albero e scoprendo un cippo per lei al Monte Stella durante la seconda Giornata europea dei Giusti.
Secondo il responsabile relazioni esterne dell'associazione Andreas Baumann, "Beatrice Rohner appartiene alle distinte personalità della storia della nostra opera, e ha rappresentato in maniera esemplare il valore che può avere l'amore cristiano per il prossimo in un tempo di disprezzo per l'umanità che è giunto fino al genocidio". 

Beatrice Rohner, responsabile di vari orfanatrofi nell'Impero Ottomano, "si attivò subito, nel 1915, per documentare le persecuzioni e trovare il modo di essere d'aiuto agli altri anche nelle situazioni più terribili. Quando il direttore dell'Hilfsbund Friedrich Schuchart si vide negare il permesso di accedere al deserto siriano dove si ammassavano i deportati, la Rohner, in quanto donna e cittadina di uno Stato neutrale, la Svizzera, e quindi meno sospettabile di attività sovversive, divenne una figura chiave nel soccorso agli armeni". 

Interpretò la sua missione con questo pensiero: "Ho capito che Dio voleva fare qualcosa. Aleppo chiusa, questa città di miseria e dolore, doveva essere riaperta. Questa chiamata ad andare verso Aleppo ha obbligato insistentemente la mia anima alla consapevolezza e all'azione". 

Nella città siriana Beatrice Rohner ebbe modo di soccorrere oltre 1000 bambini. Queste creature venivano minacciate anche dentro gli orfanatrofi, perché il governo mirava a impadronirsene e assimilarli alla società musulmana. Lei dovette operare spesso in segreto per aiutare i deportati e i bambini minacciati di rapimento e furto d'identità, perché certi lavori che oggi chiameremmo di "cooperazione" erano vietati dal regime dei Giovani Turchi. Quando infine questi ultimi riuscirono a portarle via gli orfanelli, lei cadde in malattia e dovette rientrare in Europa, ma quando la consorella Hedwig Büll andrò a trovarla per informarla delle ricerche compiute negli anni seguenti per ritrovare i bambini non esitò a compiere ancora una volta il suo dovere di testimonianza, raccontando ciò che conosceva del genocidio armeno

La sua storia, continua Baumann, è "un esempio doloroso di come l'annientamento delle altre persone può ripetersi nella storia anche quando esistono esempi preclari di amore per il prossimo. Beatrice Rohner dev'essere una fonte di ispirazione anche per le sfide attuali". 

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