Condanna a 25 anni di carcere per genocidio, mentre si avvicina il ventesimo anniversario del massacro dei tutsi per mano degli hutu. Accade in Francia, con il processo ai danni di Pascal Simbikangwa, ritenuto colpevole di complicità nel genocidio ruandese del 1994.
Dopo dodici ore di dibattito fra tre magistrati e sei giurati - e quasi sei settimane di processo - la pena contro l’imputato è stata comunque ridotta rispetto a quella chiesta dal Procuratore, l’ergastolo. L’uomo infatti è stato ritenuto colpevole di genocidio e crimini contro l’umanità solo per i massacri della capitale Kigali, mentre le accuse per le violenze commesse a Gisenyi sono state rigettate dalla Corte.
Simbikangwa, 54 anni e su una sedia a rotelle dopo un incidente, è stato ritrovato 5 anni fa nella sua casa nell’isola di Mayotte, territorio francese nell’Oceano Indiano. In base al principio di giurisdizione universale, che permette a un Paese di giudicare cittadini stranieri residenti nel proprio territorio, Parigi ha quindi avviato il processo ai suoi danni. Per giungere al verdetto finale, il tribunale ha chiamato a deporre circa 20 testimoni, convocati in aula di persona o in videoconferenza.
Questo processo ha una portata storica per la Francia, essendo il primo caso in cui la corte nazionale è chiamata a giudicare un’accusa di questo tipo. Parigi infatti, al centro delle polemiche perché spesso ritenuta responsabile di aver fornito armi ai ribelli e di aver addestrato gli hutu prima dei massacri, non ha mai affrontato un processo il genocidio del 1994. Dopo aver restaurato le relazioni diplomatiche con il Ruanda nel 2009 - relazioni interrotte nel 2006, quando un giudice francese accusò un gruppo di ruandesi di aver preso parte alla pianificazione dell’attentato del 6 aprile 1994 all’aereo del presidente Habyarimana, casus belli che diede inizio al genocidio - Parigi ha nominato 5 giudici con il compito di indagare la questione dei criminali ruandesi che hanno fatto perdere le proprie tracce dopo le violenze.
In Francia sono infatti aperti altri 25 casi simili, e si calcola che siano almeno un centinaio i fuggitivi attualmente residenti in territorio francese.