Gariwo
https://it.gariwo.net/magazine/memoria/i-pensieri-nascosti-di-heidegger-10526.html
Gariwo Magazine

I pensieri nascosti di Heidegger

il filosofo alla luce dei suoi diari

Martin Heidegger, autore di Essere e Tempo, è un filosofo controverso: ammirato da alcuni per aver rivoluzionato il pensiero, criticato da altri per avere aderito al nazismo. Ora  che ne vengono pubblicati i diari, i cosiddetti Quaderni neri, si possono leggere alcune sue frasi dettate da un profondo antisemitismo. Gli studiosi sono divisi: si può riconoscere ugualmente un nucleo produttivo nel pensiero di Heiddegger o bisogna soltanto condannare il pensatore e girare pagina? 
Ugo Volli su Informazione Corretta cita un passo di Heidegger in cui il filosofo parla esplicitamente di "terra" e "sangue", vantando la "grandezza del popolo tedesco":

Se vogliamo l’essenza del sapere propriamente scientifico, inteso nel senso dell’interrogante e stabile stanziarsi, senza protezione, nel bel mezzo della non saputezza dell’ente in quanto intero, allora questa volontà d’essenza costituisce il mondo del nostro popolo, quel mondo che, in quanto appartiene al più intimo ed estremo pericolo, è geistig, spirituale, nel vero senso della parola. Infatti il Geist, lo spirito, il genio, non è il vuoto acume, né il Witz, il gioco disimpegnato dell’arguzia, né l’interminabile esercizio dell’analisi logico-intellettuale, e neppure la ragione universale; lo spirito, il genio, è invece l’originariamente intonata, sapiente risolutezza a favore dell’essenza dell’essere. E il mondo spirituale di un popolo non è la sovrastruttura di una cultura, né, tantomeno, l’arsenale delle conoscenze e dei valori utilizzabili; esso è piuttosto la potenza della più profonda custodia delle sue forze di terra e sangue, in quanto potenza della più intima vivacità e del più ampio sconvolgimento del suo Dasein. Solo un mondo spirituale è, per il popolo, garanzia di grandezza.


Anche Donatella Di Cesare va alla fonte e riflette direttamente sui diari dell'autore tedesco, che fu maestro di filosofi ebrei fondamentali, come Hannah Arendt:

In alcune pagine dei Quaderni parla diEntwurzelung,di sradicamento dell’Essere, e dice che questo “sradicamento” è imputabile agli ebrei. È un’accusa metafisica. Non c’entrano niente il sangue e la razza». E allora? «L’idea che mi sono fatta è che accanto a una questione filosofica ci sia in Heidegger una questione teologico- politica che non va sottovalutata. In fondo, leggendo Jacob Taubes e Carl Schmitt ci si accorge che le posizioni di Heidegger non erano poi così distanti. La cosa che interessava a tutti e tre era il lato messianico dell’ebraismo».
Ma lo declinano in modi diversi, replica l'intervistatore Antonio Gnoli. «È vero, ma lo sfondo teologico-politico è il medesimo. Con questa precisazione. Quando Heidegger parla di sradicamento, in realtà sta alludendo alla forza messianica, planetaria, dell’ebraismo e reagisce come farebbe un conservatore della vecchia Europa. Ossia delineando uno scontro planetario (che del resto la guerra in qualche modo legittimava): da un lato lo sradicamento, dall’altro la Germania – che lui identificava con l’Europa – che deve rispondere con la forza delBoden ossia del radicamento al suolo, alla terra, alla dissoluzione planetaria. I passi contenuti neiQuaderni mostrano una profonda tuizione del messianismo. Heidegger capisce tutto. Stando dalla parte sbagliata.


Per Gianni Vattimo la questione si pone in questi termini:
Dobbiamo essere indulgenti con un grande pensatore? Dobbiamo continuare a distinguere la sua filosofia dai suoi comportamenti? È su questo che i Quaderni neri oggi ci interpellano. E quel lungo silenzio – che Derrida interpretò come la scelta di un filosofo che non giudicava nessuna parola all’altezza di quella tragedia – andrebbe sciolto in una nuova consapevolezza. O quanto meno in una più evidente ragione sulle responsabilità della filosofia verso la politica.


Per lo storico delle idee David Bidussa, che ne ha scritto sulle pagine di Moked:

Non mi è chiara la discussione su Martin Heidegger. Martin Heidegger era nazista? Lo si sapeva da tempo. Aveva convinzioni antisemite? Anche questo lo si sapeva da tempo. Forse è necessario dirlo con maggior chiarezza, anche se non mi sembra che dirlo con chiarezza maggiore rappresenti la risposta pertinente.
La domanda a cui non ho trovato risposte in tutte le opinioni che ho letto in questi giorni, da parte di coloro che si rifanno alla sua riflessione, è la seguente (a me sembrerebbe una domanda legittima, forse da dilettante, sbaglio): cambia o non cambia la rilevanza di ciò che ha scritto e sostenuto Heidegger in campo filosofico? Che articolerei almeno nelle seguenti: le categorie che Heidegger propone, alla luce di queste nuove rivelazioni, sono prive di fondamento? sono “malate” di razzismo? Si modifica radicalmente, o anche marginalmente, l’impianto filosofico della sua riflessione? Tutto questo ha una ricaduta sui percorsi del pensiero filosofico contemporaneo? Se sì, come?
Forse non basta richiamare il disagio di Heidegger per giustificarlo. Ma è certo che espungere semplicemente Heidegger dai manuali di Storia della filosofia non sarà un'operazione semplice, né scevra da polemiche. 

Non perderti le storie dei Giusti e della memoria del Bene

Una volta al mese riceverai una selezione a cura della redazione di Gariwo degli articoli ed iniziative più interessanti. Per iscriverti compila i campi sottostanti e clicca su iscrizione.




Grazie per aver dato la tua adesione!

Contenuti correlati