I Pensieri improvvisi sono stati scritti nel periodo in cui Sinjavskij aspettava l’arresto, avvenuto nel 1965. Questa informazione è determinante per inquadrare il contesto e soprattutto lo spirito che li ha generati: l’autore si sentiva braccato, e incertezza, insicurezza, disillusione e speranza sono i sentimenti che traspaiono dalla raccolta.
A volte si alternano, altre coesistono in modo quasi contraddittorio, così come il flusso dei pensieri spesso risulta contraddittorio anche nei contenuti.
I temi più ricorrenti sono la morte, la religione, le donne, la libertà, che vengono affrontati dall’autore sotto diversi aspetti – la morte come unica certezza e come liberazione dalla precarietà e dall’attesa, la religione come sicurezza, come consolazione e come ribellione, le donne russe arrendevoli e forti, la libertà di scelta invocata e negata a favore di un determinismo più consolatorio.
E anche il lettore, a seconda del proprio vissuto, delle proprie idee e conoscenze può interpretare ogni pensiero in modo estremamente personale, adattandolo alle proprie inclinazioni ed esperienze: questo è forse l’elemento più speciale della raccolta, che pur nella sua profondità e contingenza, diventa fruibile e accessibile a un pubblico molto più vasto e variegato.