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"I fatti di 99 anni fa continuano a tormentarci"

testimonianza di due armene di Detroit

A Detroit vivono due sopravvissute del genocidio armeno centenarie, Ramela Carman e Asya Titova. La giornalista Lauren Abdel-Razzaq di Detroit News le ha intervistate, ricostruendo una storia che ha attraversato tutto il Ventesimo secolo dei genocidi. In particolare nel 1915 il Governo dei Giovani Turchi che si era impadronito del potere in Turchia dopo lo scoppio della prima guerra mondiale pianificò e attuò lo sterminio di un milione e mezzo di armeni, che furono deportati nel deserto siriano. 
Il 24 aprile 2014 è il 99° anniversario di questo genocidio, che cade proprio in un momento in cui la Siria è ancora d'attualità per una sanguinosa guerra civile. A Detroit è stata organizzata una cerimonia in una chiesa, dove Ramela ha raccontato che è cresciuta senza padre, perché l'uomo per sfuggire ai carnefici aveva abbandonato la famiglia e si era assimilato nella società turca. Lei ancora adesso soffre per la memoria del genocidio, dove sono anche morti sua madre e tutti i suoi fratelli. "Non riesco ancora a crederci. È  la vita degli armeni". 

Asya Titova ha una vita che sembra presa da un libro di storia. Ha 102 anni ed è sopravvissuta a due genocidi, quello armeno, grazie alla fuga in Russia con tutta la famiglia, e quello ebraico. Inoltre nel 1980 viveva a Baku, la capitale dell'Azerbaigian, e quando è scoppiata la guerra del Nagorno-Karabakh e gli azeri hanno cominciato a uccidere gli armeni è dovuta scappare negli USA. 


Sua nipote Araksina Titov racconta: "Ci mostra le vecchie fotografie, ripercorre le vecchie storie. Per noi armeni è importante educare le altre persone a conoscere che cos'è stato il genocidio. C'è la speranza che questo possa servire a evitare simili drammi in futuro". 


Durante la seconda guerra mondiale, la casa della famiglia Titov è stata occupata dai tedeschi. Asya dovette cucinare e svolgere i servizi domestici per loro, ma nello stabile nascondeva due famiglie di ebrei. Sua nuora le ha chiesto: "Perché l'hai fatto?", e lei: "Che cosa avrei dovuto fare? Sono persone anche loro. Tutti vogliamo vivere".  

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