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Yolande Mukagasana: una voce di speranza e di amore

di Mauro Matteucci

Pistoia, 10 e 11 aprile. Due giorni per ricordare il genocidio in Ruanda del 1994, alla presenza di Yolande Mukagasana, sopravvissuta e testimone dello sterminio dei tutsi, delle autorità e di tanti giovani delle scuole locali.

Vi proponiamo la riflessione di Mauro Matteucci, del Centro di documentazione e di progetto “don Lorenzo Milani”, uno dei promotori dell'iniziativa.
Il testo integrale è disponibile nel box approfondimenti.

Veramente due giorni di intensa emozione e di elevati messaggi civili e educativi, il 10 e l’11 aprile, che, alla presenza della scrittrice e testimone Yolande Mukagasana, sono stati dedicati a ricordare a Pistoia il XX Memoriale del Genocidio dei Tutsi del Ruanda.  Sotto il patrocinio del Comune di Pistoia, sono state promosse dalle comunità parrocchiali di Vicofaro e di Ramini-Bonelle, del Centro di documentazione e di progetto don Lorenzo Milani di Pistoia, dalla Scuola attiva I CARE di Ramini, importanti iniziative, cui hanno aderito numerose associazioni e che hanno visto la partecipazione commossa e intensa di studenti, di giovani, di settori importanti del volontariato e della cultura, di cittadini comuni.

La mattina del 10 aprile, nella Sala Maggiore del Palazzo Comunale - affollatissima  di studenti delle scuole elementari, medie e superiori, provenienti dagli Istituti comprensivi “Raffaello”, “Anna Frank” e “Roncalli”, dal Liceo Scientifico “A.d’Aosta” e dal Liceo Artistico “P.Petrocchi” - il sindaco di Pistoia Samuele Bertinelli ha rivolto un forte e commosso messaggio, proprio partendo dalle parole della scrittrice “Non ci sarà umanità senza perdono, non ci sarà perdono senza giustizia, non ci sarà giustizia senza umanità”. Infatti oggi, in occasione dell’anniversario del genocidio, tutti devono sentirsi impegnati, nella giustizia e nella verità, alla costruzione di una società, dove ci sia spazio solo per il rispetto dell’altro e per la tolleranza del diverso, rifiutando l’ideologia dell’odio che portò alla spaventoso massacro del 1994 in Ruanda. Perciò il sindaco ha scelto in questo giorno, con profondo coinvolgimento personale, di aderire al  ricordo del genocidio e, ricevendo una grande figura di testimone,  di rivolgere, come primo cittadino, ai giovani e alla cittadinanza, un messaggio improntato ai nobili valori, che da anni Yolande Mukagasana porta avanti nel mondo e che devono essere la base della convivenza sociale nella nostra città.

Quindi Mauro Matteucci, che, come coordinatore del Centro “don Milani” di Pistoia, è stato uno dei promotori dell’iniziativa, ha illustrato sia i motivi dell’iniziativa sia la figura della scrittrice-testimone. Ha ricordato in particolare la missione che la scrittrice si è assunta dopo lo spaventoso genocidio in cui ha perduto l’intera famiglia: i tre figli Christian, Nadine e Sandrine, il marito Joseph, oltre a tutte le sorelle, i fratelli (a eccezione di uno, rimasto invalido per le ferite) e i cognati. Nel genocidio si vollero cancellare dalla storia, dalla vita un milione di persone, che rimane una cifra, un’astrazione, se non pensiamo che ogni persona ha un nome, un volto, una storia: devono risuonare con forza le parole di don Lorenzo Milani Ogni anima è un universo di dignità infinita. Yolande, sopravvissuta da sola a quest’immane tragedia, ha promesso sulla fossa comune dove erano i corpi dei figli che avrebbe testimoniato nel mondo la loro memoria e quella delle vittime dell’odio per il diverso. Questa missione di testimone rimarrà il compito che si assume anche stamani di fronte alla popolazione, al suo sindaco, alle nuove generazioni.

Yolande Mukagasana ha espresso prima di tutto la sua soddisfazione di poter parlare ancora una volta a dei bambini che considera come figli, dopo aver perduto i suoi nella carneficina del genocidio. Infatti ha sempre rifiutato, negli anni della discriminazione – che prepararono il massacro del 1994 – di insegnare ai suoi figli l’odio. Sarà infatti quest’odio che distruggerà la vita delle vittime, ma anche l’umanità degli assassini. Ha ricordato l’episodio di Evariste, il bambino al quale il padre insegnò l’odio e che condusse con sé a fare “il lavoro” dell’assassinio. Lei ha incontrato questo bambino divenuto assassino a 10 anni, che gli ha detto parole di infinita tristezza: Non piango più perché non sono più un bambino. Sono un assassino. La mia infanzia è finita. Yolande ha voluto intessere, in particolare con i bambini, un dialogo intenso come educatrice e come madre. I bambini hanno capito, e con domande intelligenti e penetranti si sono rivolti a lei, costruendo insieme una pagina indimenticabile di storia per la loro istruzione, ma anche per la loro vita. Alla tremenda domanda di Yolande: "avreste preferito diventare assassini o essere uccisi? In quei giorni non c’era altra scelta!" hanno sollevato le loro mani con una sincerità e una solidarietà - che ormai esistono solo nei bambini - per dire che non avrebbero esitato a scegliere la seconda tremenda opzione. È stato un dialogo appassionato per costruire speranza attraverso le parole, il messaggio della testimone sempre mirato a un obiettivo di tolleranza, di uguaglianza nella comune umanità.  Momento particolarmente toccante è stata anche la lettura da parte di un ragazzo del racconto dello scrittore pistoiese Tiziano Storai, in cui si accosta la tragedia ruandese alla morte di Mandela. L’ascolto attento, partecipe e commosso dei presenti - sottolineato spesso dagli applausi nei passaggi più coinvolgenti della testimonianza di Yolande - ha dimostrato che esiste la possibilità di costruire una società diversa, in cui all’indifferenza e all’odio si contrappongano i valori dell’attenzione all’altro,  dell’accoglienza e dell’uguaglianza.

18 aprile 2014

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