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"Non c'è posto per le sue idee"

si dimette il prof. palestinese che aveva portato gli studenti ad Auschwitz

A marzo il professore universitario palestinese Mohammed S. Dajani Daoudi aveva portato i suoi studenti ad Auschwitz, in un viaggio che era parte di un progetto in collaborazione con una università israeliana e una tedesca. L’episodio aveva scatenato una campagna di minacce e intimazioni a non tornare più a Ramallah, dove Dajani insegnava - essendo a capo del Dipartimento di Studi Americani. L'accusa era di "fare il lavaggio del cervello ai palestinesi cercando di cambiarne la mentalità attraverso l'insegnamento di grandi bugie e macchinazioni come l'Olocausto e la sofferenza degli ebrei".

Ora Dajani ha dovuto lasciare l’università di Al Quds. Dopo settimane di tensioni nell’ateneo, durante le quali è stato accusato di essere un traditore e un collaboratore da critici palestinesi ed espulso dall’associazione del personale universitario, il professore ha infatti sottoposto le sue dimissioni ai vertici della Facoltà, sperando che questi le rigettassero e denunciassero la campagna denigratoria contro di lui. “Mi aspettavo che il presidente dell’università prendesse una posizione decisa - ha dichiarato l’insegnante - non accettando le mie dimissioni e, in questo modo, lanciando un chiaro e forte messaggio al personale e agli studenti dell’università, e più in generale alla comunità palestinese, che la facoltà sostiene la libertà accademica e considera il mio viaggio un momento educativo nella ricerca della conoscenza, attraverso cui non ho infranto alcuna politica, regola o regolamento dell’università”.

La vicenda però non si è svolta come Dajani si augurava. Il professore ha incontrato Sari Nusseibeh, il presidente uscente dell’università, e Imad Abu Kishek, il presidente entrante, che privatamente gli hanno confermato che con il suo viaggio ad Auschwitz non aveva violato alcuna norma della facoltà e che nessun vertice dell’ateneo sosteneva la campagna attuata nei suoi confronti. Di fatto, però, entrambi hanno accettato le dimissioni di Dajani, rifiutando di offrire pubblicamente il loro supporto all’insegnante.

Il professore aveva organizzato il viaggio ad Auschwitz - durante il quale è stata effettuata anche una sosta nel campo profughi palestinese di Dheishe - per spingere i suoi studenti in un processo di tolleranza ed empatia verso l’altro, il “nemico” israeliano, che secondo Dajani si doveva necessariamente basare sulla comprensione dell’Olocausto.

“Rassegnando le mie dimissioni - ha dichiarato il professore - non volevo dare un segnale di resa, ma anzi portare la discussione a un livello superiore, coinvolgendo i vertici dell’università e costringendoli a prendere una posizione. Con l’accettazione delle mie dimissioni è stato lanciato un messaggio chiaro: ‘non c’è posto per le idee di Dajani nel nostro campus. Coloro che seguiranno il suo percorso avranno lo stesso trattamento’”.

11 giugno 2014

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