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I bordi frastagliati del mondo

riflessioni sull'insegnamento della Shoah

Un giorno la redazione di Gariwo mi segnala questo articolo: A che età un bambino è troppo piccolo per ricevere insegnamenti sulla Shoah? di Dina Kraft, mamma di una bimba di 7 anni.
Condivido pienamente il parere espresso dagli esperti, ai quali desidero aggiungere alcune personali considerazioni allargando il tema ad altre realtà del lavoro in classe.
Innanzitutto mi hanno colpito le seguenti frasi:

-Un bambino non dovrebbe mai essere costretto a vedere i bordi frastagliati del mondo.
-Sporchiamo, sminuiamo, terminiamo l’infanzia della prossima generazione quando […]offriamo la disperazione troppo presto
.

Di fronte a queste osservazioni mi viene spontaneo chiedere: c’è ancora chi pensa che i bambini di oggi vivano un’infanzia serena? Certamente una parte è così. Una gran parte, però, indipendentemente dal livello economico e sociale, si trova immerso in un complesso di relazioni articolate e talvolta deviate. Nel lavoro quotidiano degli insegnanti di ogni ordine e grado di scuola emergono dati inquietanti sulle famiglie che non sempre costituiscono ambienti protettivi per i bambini.

Su di loro i genitori sfogano spesso le proprie ansie con comportamenti iper o ipo protettivi.
Per non parlare della realtà gravissima dell'abuso sui minori che spesso avviene nella cerchia parentale.
Nella diversa gamma dei sentimenti che i bambini sembrano ormai non conoscere più, certo essi sanno cosa è la sofferenza.
A questo punto, anche la scuola, come agenzia formativa, assume un ruolo sempre più importante, di cui a volte non ne è consapevole. Spesso i docenti vedono le esplosioni di rabbia dei piccoli compressi negli angoli di casa o lasciati ai margini della società e non possono fare a meno di mettere in atto, all'interno delle classi, percorsi relativi alla scoperta e al controllo dei sentimenti e delle emozioni.

Shira Deener, esperta di diritti umani, nell'articolo sopra citato da cui ho preso spunto per queste mie riflessioni, sostiene che è necessario rispettare e seguire i processi graduali di crescita cognitiva ed emotiva del bambino, preparandolo ad esempio ai temi difficili dell'Olocausto con un lavoro di riflessione sui comportamenti umani, attraverso storie o esempi, anche figurativi, che trattano del pregiudizio, del bullismo, dell'aggressività, del potere e della difficoltà di scegliere.
Introdurre i concetti generali sui comportamenti e coinvolgere il livello emotivo, oltre che razionale, è la via sicura per preparare il terreno alla trattazione di temi più difficili come l'Olocausto, ma anche per metterli nella condizione di poter distinguere e denominare i coportamenti propri ed altrui nella quotidianiità. Resta sempre vero che occorre rispondere alle domande quando è il bambino stesso ad esplicitarle e che non si deve correre mai il rischio di eludere tali richieste.

Trovo bello e significativo il passaggio in cui Shira Deener fa riferimento al fatto che si tratta di stimolare il filosofo morale che si trova in ogni studente, dotato di una intuizione di fondo di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato. Per avere un domani adulti capaci di distinguere tra bene e male, questa interiorità va alimentata, istruita e messa alla prova. 
Nel mio cammino di docente ho sperimentato la necessita di spiegare agli alunni alcuni concetti base legati ai comportamenti umani che scaturiscono dalla diversità che ci definisce, dai valori ai quali facciamo riferimento, ma che nella convivenza devono trovare un terreno comune e condiviso per tenere sotto controllo la conflittualità e l'aggressività latente in ciascuno. Tutto ciò prima di poter parlare agli studenti di guerra, di pace, di razzismo, di tolleranza, di genocidi.
Ho utilizzato testi quali Siamo in guerra e nessuno me lo dice di Lia Levi e Voglioguerra Cercopace di Anna Lavatelli e so che molti Istituti Scolastici attuano, specie in occasione del Giorno della Memoria, percorsi di lettura sulla Shoah a partire dai 6 anni. 

Vorrei sottolineare da una parte l'importanza di non circoscrivere questi temi alla sola Giornata della Memoria, e dall'altra di non sottrarsi a questo compito avanzando pretestuosamente la considerazione che i bambini sono troppo piccoli per capire.
Siamo noi docenti a doverci far carico del problema e trovare un percorso di formazione che eviti il rischio del rifiuto e della rimozione della memoria del male estremo nei bambini, offrendo la disperazione troppo presto. Si tratta di gettare le basi per la costruzione del loro piccolo mondo di valori sperimentabili nella convivenza quotidiana, in classe e fuori, attraverso l'esercizio del riconoscimento di quello che è giusto e di quello che è sbagliato. Questo appare tanto più importante quando i bambini hanno alle spalle famiglie difficili che non aiutano o addirittura costituiscono un ostacolo nella ricerca da parte dei figli, di una propria dimensione identitaria.

Nel nostro percorso scolastico siamo chiamati ad occuparci di “Cittadinanza e Costituzione” e la stessa Shira Deener in un passaggio dell'articolo citato si esprime con estrema chiarezza: occorre trattare argomenti quali il pregiudizio, l’egoismo, il desiderio di prevaricare, il bullismo, la scelta di campo.
La letteratura per bambini, in questi anni, ha prodotto nuovi materiali divulgativi e narrativi su questi temi. Genitori, insegnanti e persone che a vario titolo assolvono al compito di educatori, possono avvalersi di materiali adatti e significativi. Io stessa, incuriosita dai titoli indicati nell’articolo di Dina Kraft, ho cercato materiali analoghi in italiano e il risultato è stato soddisfacente. Alcuni proponibili, a mio parere, posso essere: Piccolo blu e piccolo giallo di Leo Lionni, Tu di che colore sei? Tea di Silvia Serreli, La coccinella prepotente di Eric Carle, dedicati ai piu piccoli a partire dai 4 anni. Per educare alla convivenza civile, con i più grandicelli si possono utilizzare, tra i tanti La scuola dei lupi cattivi di Allen Jonatan, Il bullismo- libro pop up- di Naomi Tipping, Quarta elementare di Jerry Spinelli.

Ogni operatore, responsabilmente determinato ad affrontare con gli studenti un percorso dedicato alla conoscenza di sè, al rispetto degli altri, alla condivisione, all'inclusione, alla multirazzialità, in una parola tutti i temi che la contemporaneità ci chiama a vivere nel quotidiano, può ricercare e trovare libri, materiali, collaborazioni o associazioni specializzate nel settore, sempre disponibili a offrire supporti e a mettere in comune le energie per meglio costruire questi percorsi.
La nostra società ha bisogno di ritrovare una certa dimensione di “senso”. In questi giorni persino il mondo del calcio, coinvolto in scandali, liti, intolleranza e scarso merito, ha capito di essere in crisi e sembra sia nata una spinta al cambiamento. Per non sporcare, sminuire, terminare l’infanzia della prossima generazione bisogna rispondere al desiderio di “senso”, di “valore”  che oggi si impone. Robert Satloff e Mohammed Dajani Daoudi, in Insegnare la Shoah ai palestinesi sostengono che insegnare la storia della Shoah sia un modo per non essere accecati dall'idea che il processo di pace sia senza speranza; parlare dell'Olocausto sottolineerebbe l'idea che la pace è raggiungibile. Il problema è sempre "come" farlo.

Analogamente mostrare le brutture di certi eventi storici a ragazzi consapevoli di poter scegliere altre vie, potrebbe significare mostrare loro la deriva da evitare.
Gariwo - la Foresta dei Giusti, nella sua sostanza, mostra attraverso la diffuzione dei Giusti e dei resistenti morali, una speranza incarnata, messa in atto da quanti hanno fatto una scleta di campo personale e responsabile.
Gariwo ha sprodotto materiali, DVD e giochi, diffusi nelle scuole di Milano, che aiutano i ragazzi a capire le scelte dei Giusti, dei salvatori, dei testimoni di verità che hanno cercato di interrompere la catena del male.

Emanuela Bellotti

Emanuela Bellotti, Commissione educazione Gariwo

3 luglio 2014

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Agorà degli insegnanti a cura di E. Bellotti e A. M. Samuelli

L’infanzia e l’adolescenza sono periodi cruciali per l’assorbimento di idee e valori, che formano il modo di pensare dell’individuo. Per questo vogliamo dedicare un nuovo spazio al mondo della scuola, di aperta collaborazione con i docenti per comunicare con i giovani.

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