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Altalena. Voci senza filtro

In libreria il nuovo libro di Antonio Ferrari

Nel box approfondimenti un estratto del libro di Antonio Ferrari "Altalena". In esclusiva per Gariwo le pagine relative all'incontro con Ariel Sharon 

“Ho sempre amato l’altalena, perché già a cinque anni mi aveva insegnato una delle più importanti lezioni della vita: essere quasi obbligati a salire e a scendere. Godere di una gioia infantile, e poi subire una cocente delusione.
Ecco perché, quando mi hanno proposto questo secondo libro, dopo Sgretolamento, ho subito scelto il titolo, appunto Altalena. È il titolo più adatto, il più completo, il più vero. Sicuramente è anche il più amaro perché ha il sapore vincente della precarietà. Dalla quale tutti cerchiamo di fuggire, pur sapendo che, prima o poi, torneremo inevitabilmente al punto di partenza”.

Così Antonio Ferrari, editorialista del Corriere della Sera e membro del Comitato Scientifico di Gariwo, spiega fin dalle prime pagine il significato del titolo del suo nuovo libro, Altalena, in uscita oggi per le edizioni Jaca Book. Se nel precedente lavoro, Sgretolamento, Ferrari ci aveva raccontato i retroscena e gli aneddoti relativi alle sue interviste con i grandi personaggi della politica internazionale degli anni ’80 - durante lo sgretolamento e il crollo del Muro di Berlino - con il suo nuovo libro ci accompagna a scoprire gli incontri del periodo post guerra fredda, la guerra di liberazione del Kuwait, la vittoria di Rabin alle elezioni israeliane e gli accordi di Oslo, l’11 settembre, le primavere arabe. E, proprio come su un’altalena, il desiderio di una pace duratura conseguente alla fine del timore di una guerra nucleare lascia presto spazio alla disillusione. 

Ecco quindi le verità e le bugie che hanno accompagnato la Storia degli ultimi anni, raccontate attraverso gli incontri con Abdullah Ocalan, che i turchi consideravano il più pericoloso terrorista e che Ferrari scopre essere “un tifoso sfegatato del Galatasaray, la squadra di Istanbul, dei militari e dell’establishment laico della Turchia", Erich Priebke, il nazista responsabile della strage delle Fosse Ardeatine, il colonnello libico Moammar Gheddafi, il leader dell’OLP Yasser Arafat, Re Hussein di Giordania, il dittatore siriano Bashar al Assad, il premier israeliano Ariel Sharon… E ancora Hosni Mubarak, Rafik Hariri, Recep Erdogan e Abu Mazen

“Gli interlocutori di Ferrari - si legge nell’introduzione di Sergio Romano - sono folli come Gheddafi, tenaci come Arafat, testardi come Sharon, irrazionalmente ottimisti come Hariri, prepotenti come Erdogan, ma quasi tutti destinati a fallire più o meno tragicamente. Indipendentemente dal suo giudizio sulle loro azioni politiche, Ferrari riesce a stabilire con queste persone un rapporto di cordiale complicità. Sotto la sua penna sono spesso irritanti, ma anche umanamente attraenti e persino simpatici.
Per descrivere un mondo composto da uomini e stati che oscillano continuamente tra trionfi e sconfitte, grandi speranze e grandi frustrazioni, irresistibili ascese e fragorose cadute, l’autore di questo libro ha usato la metafora dell’altalena, un gioco in cui, come è noto, il giocatore è sempre in movimento, ma sempre, in ultima analisi, nello stesso posto”.

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