La Corte Penale Internazionale ha sospeso l'inchiesta aperta nel 2009 per "genocidio" e "crimini contro l'umanità" contro il Presidente del Sudan Omar al-Bashir.
Il Procuratore della Corte dell'Aja Fatou Bensouda ha dichiarato venerdì scorso che l'inchiesta si fermerà "per spostare risorse su altri casi urgenti" e ha criticato il Consiglio di Sicurezza dell'ONU accusandolo di non aver esercitato tutte le pressioni possibili per l'arresto del dittatore.
Bashir dal canto suo esulta, perché secondo lui in questo modo il Sudan "non sarà umiliato e soggiogato". La decisione del giudice Bensouda arriva in mezzo alle polemiche per lo stop a un'altra indagine, quella a carico del presidente del Kenya Uhuru Kenyatta. Molti governi africani si ritengono presi di mira ingiustamente dall'attività della Corte.
Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU è profondamente diviso sul caso della regione sudanese del Darfur, dove sono morte 300 mila persone e altre 2 milioni sono sfollate in una crisi umanitaria che coinvolge anche interessi di Paesi come la Cina. "Ciò che serve - ha ammonito Bensouda - è un drastico cambiamento nel modo di affrontare gli arresti dei sospettati per il conflitto del Darfur da parte del Consiglio". Il Procuratore ha inoltre ricordato che le violenze non si sono ancora sopite nel territorio, sostenendo che il Consiglio avrebbe dovuto essere "talmente scioccato da agire immediatamente" alla notizia che le forze armate sudanesi hanno stuprato 200 donne in Darfur in ottobre. Karthoum ha rifiutato il permesso alle truppe dell'Unamid, la forza dell'ONU e dell'Unione Africana impiegata nel Darfur, per indagare sul caso. Bashir, capo di Stato da 25 anni, insiste che "nessuno imporrà la sua volontà sul Sudan", e pertanto è intenzionato a cacciare l'Unamid.