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La Tunisia al voto

un caso esemplare nel mondo arabo

La Tunisia, il ”Paese dell’anno” secondo l’Economist, ha votato per scegliere il suo presidente. Secondo gli exit poll, in vantaggio risulta essere l’avvocato 88enne Beji Caid Essebsi, leader del partito laico Nidaaa Tounes, che avrebbe ottenuto più del 50% dei voti (la forbice va dal 53.8% al 55.5%, a seconda dei sondaggi).

Nonostante lo sfidante, l’attuale presidente provvisorio Moncef Marzouki, abbia dichiarato di non riconoscere i dati ufficiali, parlando di un testa a testa con Essebsi, queste elezioni rappresentano un passo fondamentale per la transizione della Tunisia, il Paese dove sono nate le primavere arabe.

Una nuova Costituzione, il riconoscimento dei diritti delle donne, elezioni democratiche. Un caso esemplare nel mondo arabo, l’unico nel quale il rinnovamento iniziato con le proteste del 2011 sta proseguendo in una direzione positiva.

Essebsi è il leader della coalizione laica che ha vinto le elezioni parlamentari di ottobre. Ha molti consensi nelle aree settentrionali e costiere della Tunisia - le più liberali del Paese. 
In passato è stato ministro e portavoce di Ben Ali, e molti dei suoi detrattori lo considerano parte del vecchio regime. “Mi smarco non dalle persone - ha tuttavia dichiarato il leader - perché non ha senso, ma dalle politiche terribili dell’epoca di Ben Ali. Non guiderò il Paese da dittatore, ma da cittadino fra i cittadini. Io voglio essere il presidente di tutti i tunisini”.

Le elezioni presidenziali arrivano a pochi giorni dall’anniversario dell’immolazione di Mohamed Bouazizi, il venditore ambulante che si diede fuoco il 17 dicembre 2010 in segno di protesta per le condizioni economiche del suo Paese, dando di fatto il via alle proteste che portarono alla caduta di Ben Ali e alle rivolte nel mondo arabo.
 E proprio sulle primavere arabe Essebsi ha dichiarato al Corriere della Sera: “Questo Paese ha fatto una rivoluzione tunisina, non araba. Ponevamo il problema della libertà e la libertà, si sa, non ha frontiere. Però lo scopo non era di intromettersi negli affari dell’Egitto o della Libia. Se vogliono prendere esempio, facciano. Ma sia chiaro: noi non esportiamo rivoluzioni”.

Il futuro presidente dovrà affrontare vecchi e nuovi problemi. A preoccupare è sicuramente la situazione economica negativa, ma all'ordine del giorno resta il rischio terrorismo: la Tunisia è infatti il Paese con più combattenti che si arruolano tra le fila dell'Isis.

22 dicembre 2014

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