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I ragazzi hanno bisogno di coerenza

Charlie Hebdo visto dagli occhi dei bambini

Parlare ai più piccoli di quanto è successo in Francia in questi giorni è difficile. Paradossalmente è più semplice far comprendere loro gli eventi che portano ad un genocidio, perché in questi casi le contrapposizioni sono più nette, o possono essere spiegate come tali. Il terrorismo assume in sè diversi aspetti: la vendetta, la paura, l’azione violenta e veloce, la disponibilità a morire per un ideale, e tanto altro, che nel loro intrecciarsi creano un quadro complesso.

Nel tentativo di trovare una forma per aprire il dialogo in classe, relativo ai gravi eventi di Parigi, mi sono imbattututa in un interessante giornale francese per ragazzi (www.monquotidien.fr). In esso vengono messe in luce alcune modalità con cui i docenti hanno affrontato l’argomento e le relative reazioni degli studenti. Forte di quanto letto, strutturato un minimo di percorso, ho affrontato i ragazzini di quinta elementare con l’ausilio di una loro docente di classe. I bambini hanno messo in evidenza alcuni elementi, che mi hanno fatto riflettere sul senso di ipocrisia presente nella società che ci circonda. Perché chiediamo ai più piccoli di essere, giustamente, rispettosi degli altri, quando poi da adulti siamo i primi a dimenticare questo principio?

Gli alunni, nei loro interventi, hanno messo in luce sostanzialmente tre elementi: la violenza, lo slogan e le matite.

Lo slogan più diffuso in questi giorni inneggiava sì alla libertà di stampa, ma anche a un giornale che fa satira offensiva e talvolta volgare.

Alcuni ragazzi riconoscono, negli atti di terrorismo avvenuti, l’azione dinamica di un videogioco con il quale sono soliti “divertirsi” e che i “grandi” creano o comprano per loro.

Mentre i docenti a scuola, gli educatori delle diverse agenzie culturali e tanti bravi religiosi si attivano per creare un clima di accoglienza, integrazione, inclusione e rispetto, la società in cui siamo immersi è piena di contraddizioni.

Concordo nel condannare con forza la curdeltà dell’accaduto. L’inviolabilità della persona è un principio fondamentale, oltre che un atto civile condiviso. La religione non può essere un motivo di cruenta e radicale contrapposizione; ciò è contraddittorio nei termini e nei principi dalle diverse religioni.

I giovani studenti hanno così declinato questo pensiero comune.

Sara: “Dio, Allah, Geova non hanno mai detto che bisogna uccidere le persone che non credono in loro, semmai hanno detto di porgere l’altra guancia

Ali: “Quanto è successo a Parigi è per me strano, incomprensibile e sbagliato. I terroristi sono bugiardi perché la religione islamica non proclama la guerra, anzi il contrario.”

Massimo: “Penso che non ci sia un senso in quanto abbiamo appreso da Parigi. È assurdo uccidere così. Forse è stato un messaggio forte per diffondere la paura

Daniela: “Mi è piaciuto molto che le persone siano scese in piazza per dimostrare il loro coraggio con le matite in mano”

È necessario che si prosegua con passione nella formazione etica e responsabile degli studenti, perché solo questo potrebbe portare a un cambio di tendenza. È altresì necessario che il mondo adulto si liberi di tanta ipocrisia e si attivi perché la storia non si ripeta ancora una volta.

Emanuela Bellotti

Emanuela Bellotti, Commissione educazione Gariwo

22 gennaio 2015

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Agorà degli insegnanti a cura di E. Bellotti e A. M. Samuelli

L’infanzia e l’adolescenza sono periodi cruciali per l’assorbimento di idee e valori, che formano il modo di pensare dell’individuo. Per questo vogliamo dedicare un nuovo spazio al mondo della scuola, di aperta collaborazione con i docenti per comunicare con i giovani.

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