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Lech Wałesa (1943)

L’operaio sindacalista diventato Presidente

Sindacalista e uomo politico polacco, nato a a Popowo nel 1943, nel 1967 fu assunto come montatore elettrico nei Cantieri navali Lenin di Danzica. Già nel gennaio del 1971, durante gli scioperi del Baltico, rappresentò i lavoratori durante un incontro con il segretario del POUP Edward Gierek. Alla fine degli anni settanta diviene membro del Comitato costitutivo dei sindacati liberi del Baltico e inizia a entrare e uscire dalle prigioni. A quegli anni risalgono i primi suoi contatti con gli intellettuali del Comitato di difesa degli operai polacchi (KOR). Molto religioso, Wałȩsa si dimostrò un abile mediatore e un convinto sostenitore della necessità di evitare lo scontro diretto col potere. Nella sua autobiografia, Un cammino di speranza (1986) Wałȩsa ricorda come gli operai seppero far tesoro delle sconfitte degli anni Settanta e puntare, oltre che all'organizzazione interna, a costruire una rete di rapporti con il mondo fuori della fabbrica, con gli studenti, con le parrocchie, che erano divenute dei centri di organizzazione alternativa al potere comunista: “Il 1980 è stato il frutto maturo della nostra saggezza: non siamo usciti dalle fabbriche, abbiamo gestito lo sciopero e la trattativa dentro i nostri territori liberati. Se fossero entrati armi in pugno, ci saremmo seduti per terra: avrebbero dovuto portar via di peso 1500 operai.” Durante i sedici mesi di Solidarność (agosto 1980-dicembre 1981), Wałȩsa faticò non poco a tenere assieme le varie anime di un sindacato indipendente che era cresciuto in modo troppo rapido, senza strutture, con notevoli difficoltà a convivere con l’ebbrezza della democrazia. Ma il suo carisma e la sua abilità impedirono che la situazione precipitasse subito, e con più tragiche conseguenze. 

Arrestato durante il colpo del 13 dicembre 1981, venne rilasciato l’anno successivo e posto in una sorta di arresti domiciliari. Nel 1983 ottenne il Premio Nobel per la pace. Nel 1989, l’aggravarsi delle condizioni economiche e sociali della Polonia costrinsero il potere a rivolgersi a Wałȩsa, che di fatto non era mai uscito di scena, come capo riconosciuto di Solidarność. Fu convocata a Varsavia una “tavola rotonda” (febbraio-aprile 1989) per discutere la condivisione del potere con l’opposizione fino a quel momento illegale. L’accordo raggiunto portò a delle elezioni dove Solidarność doveva concorre per un numero limitato di seggi parlamentari. Nei collegi dove si presentarono, le liste di Solidarność stravinsero. La Polonia riconquistò di fatto la libertà, l’indipendenza dall’Unione sovietica, la democrazia e le libertà sindacali, inaugurando e innescando un processo di liberalizzazione che in breve tempo coinvolse tutti gli altri paesi comunisti, e la stessa Urss. Ma, in Polonia, la concordia tra i vincitori durò poco: nel dicembre 1990, dopo un conflitto che spaccò Solidarność, Wałȩsa fu eletto presidente battendo l'antico alleato Tadeusz Mazowiecki. Wałȩsa bruciò poi, in cinque anni, gran parte del capitale politico guadagnato con gli scioperi e l'opposizione dopo il colpo di stato: vittima di consiglieri assai discutibili (a cominciare dal parroco di Santa Brigida a Danzica, l'antisemita padre Henryk Jańkowski), ma anche di un certo furore egocentrico che assale spesso coloro che troppo velocemente dal "basso" divengono "protagonisti". La maggior parte di coloro che lo avevano appoggiato, dagli intellettuali agli stessi operai, si staccarono da lui e dalle sue posizioni sempre più demagogiche. Nel 1995 venne sconfitto, nelle elezioni, dal postcomunista Aleksander Kwaśniewski. Nel 2000, una sua nuova candidatura alla carica presidenziale ottenne una percentuale insignificante (e vide la nuova vittoria di Kwaśniewski).

Il suo tramonto ha aspetti simili a quello del leader sovietico Michail Sergeevič Gorbačëv: conferenze a giro per il mondo, una Fondazione, qualche dichiarazione indignata per la piega che hanno preso le vicende politiche nei loro Paesi. Ma tutti e due hanno, nei rispettivi ruoli, e con visioni del mondo assai lontane, il grande merito di aver mutato coraggiosamente e radicalmente la storia dei loro Paesi e del mondo.

Giardini che onorano Lech Wałesa

Lech Wałȩsa è onorato nel Giardino di Brescia.

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