Kolyma
Importante riflessione sull'autore dei Racconti della Kolyma. "Soltanto di recente Varlam Shalamov e i suoi racconti sui campi di lavoro sovietici sono diventati noti al grande pubblico grazie a una performance televisiva di Roberto Saviano che ha sorprendentemente spinto in cima alle classifiche dei libri più venduti un’opera, I racconti della Kolyma, pubblicata in edizione integrale già da dieci anni e molto prima in selezioni di varia ampiezza: da quella pionieristica, curata da Piero Sinatti negli anni settanta, fino all’ampia scelta proposta da Adelphi a metà degli anni novanta" scrive Gaeta.
La sua analisi poi prosegue citando sia coloro che tacquero, sia altre indimenticabili figure di resistenti morali al Gulag come Gustaw Herling: "Si cominciò allora a prendere le distanze dall’idea che si potesse paragonare l’internamento nei campi di lavoro sovietici, per quanto terribili ne fossero le condizioni di vita, all’orrore dei lager nazisti. Fu questo l’atteggiamento di molti intellettuali di sinistra che, seguendo l’esempio di Jean Paul Sartre, scelsero di mantenere il silenzio intorno a quelli che ritenevano danni collaterali nella costruzione della patria del socialismo. Vent’anni dopo e fino ad oggi ancora di questo si discute anche a proposito di Šalamov; ma a parti invertite, per affermare ora la sostanziale somiglianza, se non l’identità, dei due regimi totalitari e delle rispettive pratiche di annientamento di ogni forma di opposizione, di ogni rivendicazione d’identità individuale. Se ne fece in particolare portavoce Gustaw Herling, a sua volta passato per l’esperienza dei lager sovietici".
(Foto di Магадан)