Aksel Bakunts, scrittore tra i più importanti della Repubblica Armena, tragicamente scomparso, come altri intellettuali, durante gli anni del terrore staliniano, in questa preziosa opera ci racconta la storia di umili protagonisti, simili alle foglie di un medesimo albero, che anche in circostanze eccezionali come quelle del genocidio, riescono a non rinunciare alla mitezza della loro arcaica intesa con la natura: è anzi nel silenzio che palpitano i loro cuori offesi e le loro domande inespresse.