In questa attenta analisi sulle cause che hanno condotto la Jugoslavia al drammatico conflitto degli anni ’90 Rumiz indaga come nella Jugoslavia di Tito dietro il paravento di un'economia pianificata si era di fatto creato un sistema tangentizio di cui avevano approfittato nomenklatura, esercito, dirigenti di banche e di aziende di Stato. Così con il crollo del muro di Berlino nel 1989 le lobby si ritrovarono improvvisamente a non poter sopravvivere a una transizione pacifica verso la democrazia e il mercato. La tesi principale di Rumiz è che per non essere travolte dagli scandali e per potersi nascondere dietro l'"emergenza" della guerra, quello che non fu più possibile saccheggiare legalmente fu in ultima analisi razziato sul campo, nel corso delle cosiddette operazioni di “pulizia etnica”, secondo i migliori sistemi del racket, con tanto di benedizione della polizia e la supervisione del potere centrale.