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Il Ghetto di Varsavia. Memoria e storia dell'insurrezione

di Marek Edelman, Hanna Krall Città nuova, Roma, 1996

Diario testimonianza in cui l’autore, Marek Edelman, ripercorre dopo quarant’anni i momenti del ghetto di Varsavia. Siamo nell’aprile del 1943 e gli ebrei polacchi, condannati a diventare nuovi cadaveri dello sterminio nazista, scelgono una morte diversa da quella annunciata e si ribellano impugnando le armi. È la prima rivolta in Europa degli ebrei contro i loro aguzzini. Marek Edelman è l’unico sopravvissuto dello Stato Maggiore dell’insurrezione. In questo libro, attraverso le domande della giornalista polacca Hanna Krall, la sua memoria torna a raccontare quel periodo.

“Ecco, fino alla fine, tu non sai mai a cosa ti devi abituare. Talvolta, ti rallegri per essere riuscito, perché tutto è stato perfettamente preparato e verificato, sei riuscito a convincere tutti, sei sicuro che nulla può più accadere. Ma poi ripensi al fratello di Marysia, che s’è fatto uccidere perché era pazzo di gioia. Ripensi al portiere venuto a bussare alla porta della donna che ospitava Abrasza Blum: 'C’è un ebreo tra di voi!' grida prima di chiudere a chiave dall’esterno e di andare a telefonare. In seguito, l’AK lo condannò alla Gestapo, sul tetto dove s’era rotto la gamba saltando da una finestra. Ripensi all’uomo che se n’è andato all’altro mondo a causa di un infarto, impossibile da individuare con la coronografia o l’elettrocardiogramma. Ti ricordi di tutte le Sue furberie e, anche se l’operazione riesce, resti in guardia. Vengono in seguito i lunghi giorni dell’attesa. È solo allora che si vedrà se il cuore s’adatterà a quei pezzi di vena rappezzata, a quelle nuove arterie, ai medicinali… A poco a poco ti calmi, ritrovi la tua sicurezza… È solo quando questa tensione ma anche questa gioia ti lascia, solo allora tu ti rendi conto di cosa questo rappresenti: uno su quattrocentomila. Assolutamente irrisorio. Ma poiché una vita rappresenta il cento per cento per ognuno, forse questo ha comunque un senso.”

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