"È un 'libro scomodo' che si legge con foga e con rabbia. Perché non è solo la storia del coraggio che hanno avuto in pochi, ma è soprattutto la riflessione su una vicenda dopo, a guerra conclusa, che è più istruttiva e di quella del gesto eroico o dell’atto esemplare compito in tempo reale durante la guerra.
(...) Il libro è una biografia di Giorgio Perlasca (1910 -1992), l’uomo che si inventa un incarico, un’organizzazione con una struttura operativa di fortuna, salva migliaia di persone nell’inverno 1944-1945 a Budapest nelle ultime settimane del dominio delle “Croci frecciate” i collaborazionisti nazisti che governano l’Ungheria dall’estate 1944". Gli autori "ampliano l’indagine soprattutto al periodo successivo al gennaio 1945 e dunque riprendono il filo del ragionamento non considerando solo ciò che accadde a Budapest, ma ponendo la domanda intorno al fatto che quella vicenda non divenne pubblica, che nessuno in Italia dopo ne parlò".