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Premi "Dusko Kondor" per il coraggio civile

di Gariwo Sarajevo

Sono sei le figure insignite del riconoscimento in memoria dell'attivista dei diritti umani membro di Gariwo Sarajevo, ucciso nel 2007 per aver testimoniato contro le atrocità della guerra in Bosnia dopo aver assistito all'eccidio di 26 musulmani.

La Commissione ha premiato per il coraggio civile:

Krstan Bijeljac, prete ortodosso che è rimasto a Sarajevo durante l'assedio dell'esercito della Republika Srpska, lottando per un senso civico condiviso tra Bosnia ed Erzegovina.

Krstan Bijelja si è unito al movimento partigiano nel 1941, delegato della prima sessione storica del Consiglio Antifascista di Stato per la Liberazione Popolare della Bosnia-Erzegovina del 25 novembre 1943.
Ha ricevuto il riconoscimento perché, "pur consapevole dei rischi, rimase a Sarajevo mentre era assediata dall'esercito della Republika Srpska, indossando gli abiti talari e tenendo messe nonostante gli altri preti ortodossi avessero lasciata la città all'inizio dell'occupazione(...). Ha provato il suo coraggio civile opponendosi a tutte le autorità negative del tempo, dapprima a quelle del suo gruppo etnico e religioso, poi alle altre che non approvavano la sua lotta per un senso civico condiviso tra Bosnia e Erzegovina, dimostrando che una convivenza multiculturale è possibile. Krstan Bijeljac è anche un pioniere nella tutela dei diritti umani e li difende instancabilmente da più di 69 anni".


Esad Alic, ha salvato la vita a una famiglia durante un attentato in un bar di Kobas.

Esad Alic lavorava in un cantiere, è morto a Kobas. Secondo la Commissione ha espresso il suo coraggio civile "quando il 10 settembre 2008 era seduto a un tavolo del caffè 'Truba' con il suo amico Asim Roso" che ha perso le gambe nel 2000, durante uno sminamento in Orasje, camminando sopra una mina.
"Quando vide Zoran Safin che era entrato nel caffè e aveva gettato una bomba a mano rotolata sotto la sedia a rotelle di Asim Roso, Esad urlò alla moglie di Asim: "Abbi cura dei ragazzi!" e si precipitò verso la granata, spingendo da parte la sedia a rotelle. Quando Esad si getto sulla bomba a mano questa esplose e lo face a pezzi. Esak Alik fu ucciso all'istante. Asim, sua moglie e i bambini furono solo leggermente feriti dalle schegge".


Slobodan Pejovic, ispettore della polizia giudiziaria in pensione, ha salvato molti musulmani della Bosnia-Erzegovina non consegnandoli alle forze di Karadzic.

Slobodan Pejovic ha lavorato come ispettore della polizia giudiziaria a Herceg Novi in Montenegro, in pensione dal 1993. Ha ricevuto il Premio "perché ha dimostrato il suo coraggio civile come ispettore nel Ministero degli Interni di Herceg Novi", pur consapevole dei rischi: "nel 1991, disobbedendo alle autorità superiori quando volevano mobilitarlo e mandarlo al fronte in Croazia, nell'estate 1992, trasgredendo all'ordine delle autorità di arrestare tutti i musulmani provenienti dalla Bosnia Erzegovina che si erano rifugiati in Montenegro e consegnarli alle forze di Radovan Karadzic in Bosnia-Erzegovina, quando ha salvato la vita di almeno due musulmani bosniaci aiutandoli a scappare dalla stazione di polizia di Herceg Novi. A causa della sua continua opposizione alle autorità negative, dopo un tentativo di assassinio fallito, Slobodan Pejovi venne improvvisamente mandato in pensione nel 1993 ma questo non lo fermò dal continuare a dimostrare coraggio civile dopo la fine della guerra in Bosnia-Erzegovina, testimoniando la verità sul destino di una dozzina di musulmani arrestati in Montenegro che vennero uccisi dopo essere stati consegnati alle forze di Radovan Karadzic in Bosnia-Erzegovina.
Con tutti questi gesti espose se stesso alla condanna dell'ambiente in cui viveva e lavorava che lo giudicò un "traditore", la sua famiglia fu vittima del pubblico disprezzo.
Negli ultimi cinque anni Slobodan Pejovic ha dimostrato il suo coraggio civile anche come il più importante testimone d'accusa nella causa intentata dallo Stato del Montenegro contro i più alti ufficiali del suo Ministero degli Interni, accusati di avere emesso gli ordini di arresto e di consegna dei musulmani alle forze di Karadzic e in tal modo di aver causato la morte di dozzine di innocenti. Questa testimonianza, così come le sue frequenti apparizioni pubbliche in cui egli parla in modo chiaro, inequivocabile e convincente del più grosso crimine in Montenegro, lo espongono ad altri problemi - dalle aggressioni fisiche, alla demolizione della sua auto e alle minacce di morte o a quelle di venire privato dei documenti d'identità e quindi del diritto a muoversi liberamente.


Srdjan Aleksic, ha perso la vita per difendere un musulmano bosniaco perseguitato da un gruppo di soldati al mercato di Trebinje.

Srdjan Aleksic nacque a Trebinje nel 1966, era uno studente di legge e durante la guerra un soldato dell'esercito serbo. Venne ferito il 21 gennaio 1993, al mercato di Trebinje e morì sei giorni dopo, nell'ospedale della stessa città. Srdjan Aleksic è insignito di questo riconoscimento postumo "perché, sebbene consapevole del rischio ha sacrificato la sua vita per salvare la vita di Alen Glavovic, suo concittadino, un musulmano bosniaco perseguitato per la sua etnicità". Egli protesse Glavovic, fermato da un gruppo di soldati dell'esercito serbo-bosniaco al mercato di Trebinje che gli chiesero la carta d'identità. Quando accertarono che era bosniaco cominciarono a picchiarlo e a perseguitarlo. Srdjan Aleksic si oppose ai criminali difendendolo e ordinandogli di correre via, cosa che fece, mentre i quattro militari colpivano Srdjan con le pistole invece di Glavovic. Dopo il pestaggio Srdjan cadde in coma e morì, il 27 gennaio 1993.


Miomir Mile Plakalovic, durante l'assedio ha trasportato con il suo taxi i feriti negli ospedali di Sarajevo, soccorrendo tanti suoi concittadini.

Milomir Mile Plakalovic è nato a Sarajevo nel 1952. Gli è stato assegnato il Premio "Dusko Kondor" per il coraggio civile perché, sebbene consapevole del rischio, dimostrò il suo coraggio civile "spendendo ciascun giorno senza eccezione sulle strade di Sarajevo assediata per 1440 giorni, raccogliendo i feriti e trasportandoli negli ospedali, sotto il fuoco dei fucili dei cecchini e le schegge delle granate salvando così la vita di dozzine di concittadini di Sarajevo, inclusi molti bambini".



La Commissione ha premiato per l'affermazione di coraggio civile:


Amela Dudic, ha protestato pubblicamente contro le molestie sessuali denunciando un abuso sul luogo di lavoro.

Amela Dudic nata a Zenica nel 1988. Ha ottenuto il riconoscimento perché, pur consapevole dei rischi, ebbe il coraggio, nella società patriarcale della Bosnia-Erzegovina, di protestare pubblicamente contro le molestie sessuali".
Nell'agosto del 2009 pubblicò video e audio registrati con il suo cellulare di un monologo del suo capo, il Presidente dell'Associazione dei Soldati di Bosnia-Erzegovina a Zenica, in cui le offriva agevolazioni in cambio di favori sessuali. Il suo racconto e le registrazioni vennero rese note su tutti i media provocando molti commenti, pochi a sostegno della sua azione. Come conseguenza del suo coraggio venne criticata e disprezzata da parte dell'opinione pubblica e perse il lavoro, prezzo da pagare per il suo coraggio civile. "Il suo esempio di coraggio civile contribuisce significativamente all'educazione delle donne, che sono uno dei gruppi più vulnerabili nella società della Bosnia Erzegovina".


La cerimonia di premiazione si svolgerà il 23 febbraio 2010.

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