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Poco dopo la liberazione del regista Jafar Panahi arriva la denuncia della madre di un altro detenuto nel carcere di Evin: "Mio figlio non è un politico e neppure un artista. Il mondo non sa nulla di lui e nessuno piange per il suo sciopero della fame".
Si tratta di Majid Tavakoli, un giovane attivista che è stato arrestato già tre volte, l'ultima il 7 dicembre, dopo un suo discorso all'università durante le proteste contro le elezioni di giugno.
Dallo scorso 23 maggio il giovane è stato posto in isolamento, da quel momento lui e sua madre hanno iniziato uno sciopero della fame: "Non ho altra scelta se non quella di chiedere al mondo di venire in nostro aiuto", conclude la donna. Sono molti i dissidenti in carcere dopo le proteste contro Ahmadinejad.
LA SCARCERAZIONE DI JAFAR PANAHI
È stato liberato il regista iraniano Jafar Panahi, nel carcere di Evin da marzo, con il pagamento di una cauzione di 160 mila euro. Lo ha comunicato l'agenzia di stampa Isna e lo conferma la moglie del cineasta: "Sta bene - ha detto - lo stiamo portando dal medico".
Il vincitore del Leone d'Oro a Venezia era stato arrestato con l'accusa di aver realizzato un film "anti-regime" sulle proteste successive alla rielezione di Ahmadinejad. Una decina di giorni fa aveva iniziato lo sciopero della fame e - secondo il sito web The Green Voice of Freedom - aveva descritto in una telefonata ai familiari i maltrattamenti dietro le sbarre: "Gli agenti hanno attaccato la cella 56 a Evin, costringendo me e gli altri prigionieri a uscire senza vestiti e a rimanere al freddo per un’ora e mezza. Domenica mattina mi hanno condotto nella stanza degli interrogatori e mi hanno accusato di aver filmato l’interno della mia cella, cosa assolutamente falsa. Mi hanno minacciato dicendomi che avrebbero trasferito la mia famiglia a Evin e che avrebbero portato mia figlia nel carcere di Rajaie Shahr", dove molte donne hanno denunciato di essere state stuprate.
Il dissidente avrebbe dovuto essere tra i giurati del Festival di Cannes e proprio dalla Croisette sono giunti alcuni dei più accorati appelli per la sua liberazione: il connazionale Abbas Kiarostami, in concorso al Festival, ne aveva chiesto la scarcerazione, l’attrice francese Juliette Binoche aveva pianto all'annuncio dello sciopero della fame e le sue lacrime hanno fatto il giro del mondo. Ancora la Binoche, al momento della premiazione in mondovisione come migliore attrice, ha alzato un cartello con il nome di Panahi.