Condannati all'ergastolo Vujadin Popovic e Ljubisa Beara, militari responsabili del massacro di Srebrenica nel luglio 1995. Pene dai 5 ai 35 anni per altri cinque ufficiali. Erano accusati dal Tribunale Penale Internazionale per i crimini nell'ex Jugoslavia (Tpi) di aver pianificato e preso parte all'eccidio con l'obiettivo di sfollare l'enclave di musulmani bosniaci protetta dall'Onu ed eliminare tutti gli uomini di Srebrenica, massacrandone 8000, tra cui vecchi e ragazzi.
Nella sentenza si legge: "La scala e la natura dell'operazione omicida, il numero impressionante di uccisioni, la maniera sistematica e organizzata con cui la strage è stata portata avanti, e il fermo intento - che risulta evidente dalle prove - di eliminare ogni maschio bosniaco che era stato catturato o si era arreso prova oltre ogni ragionevole dubbio che si è trattato di genocidio".
Ignjatovic, direttore dell'ufficio del Consiglio nazionale serbo per la collaborazione con il Tpi, ha dichiarato: “è possibile che la Corte d’appello si esprima diversamente, ma è evidente che sia la Corte di giustizia internazionale che il Tribunale hanno assunto la posizione secondo la quale a Srebrenica nel luglio ’95 è stato commesso un genocidio contro la popolazione bosgnacca e a prescindere dal fatto che questa definizione giuridica piaccia o non piaccia sarà molto difficile che venga modificata”.