La Fondazione Umberto Veronesi ha promosso la conferenza mondiale Science for Peace in corso a Milano. Il professore in un articolo su La Repubblica spiega come è possibile raggiungere questo obiettivo ambizioso.
"La scienza ci indica con decisione e con urgenza che la pace oggi non è un'opzione possibile, ma è una scelta inevitabile [...], sulla base di due premesse scientifiche. La prima è che non esiste nel nostro Dna il 'gene della conflittualità', vale a dire l´uomo non è affatto geneticamente predisposto alla violenza e alla sopraffazione; le guerre sono nate nel corso dell'evoluzione per influenze esterne ed essenzialmente per far fronte a situazioni di insicurezza e calamità. La seconda è che la guerra va contro l´innovazione e lo sviluppo, che sono invece gli obiettivi della scienza [...].
Viene da chiedersi perché allora il mondo civile ancora ammette la guerra e anzi la progetta e ne studia le strategie. La risposta è semplice: perché manca coscienza e cultura. Coscienza da parte dei cittadini, che per lo più ignorano l'entità dei budget della Difesa, rispetto a quelli della ricerca scientifica e dell'assistenza sociale, e sottovalutano il loro potenziale nell'orientare le scelte politiche strategiche; cultura di pace da parte di istituzioni e governi, che in maggioranza si concentrano nel risolvere le crisi locali, inseguendo gli interessi particolari nel breve termine, e mancano di una visione del futuro.
Cosa si può fare da subito allora per smuovere questo immobilismo e accelerare il processo di pace? Alla Conferenza noi scienziati indichiamo tre vie "di pensiero": il dialogo interreligioso, la valorizzazione del ruolo delle donne, la promozione dell'economia della pace [...]. Per evitare i conflitti legati alle religioni è necessario un dialogo che presuppone la tolleranza di altre fedi e che si estenda anche a chi non ha nessuna fede. In assenza di un dialogo fra scienza e fede e fra fedi diverse, difficilmente si può costruire la tolleranza che è la base imprescindibile di una cultura di pace. Le migliori fautrici di questa costruzione oggi sono le donne, che rappresentano la nostra seconda via alla pace: sono biologicamente portate all'armonia e sanno difendere i diritti dei più deboli con una determinazione che l'uomo raramente sa dimostrare".