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Un fumetto per non dimenticare l'Holodomor

nell'anniversario del genocidio

Nel 1932-1933 l'Unione Sovietica guidata da Stalin pianificò di ridurre alla fame i contadini kulaki ucraini attraverso la requisizione del raccolto, il sequestro e il divieto di vendita dei generi alimentari. Questa carestia indotta costò la vita a milioni di persone.

L'ucraina commemora l'Holodomor ("infliggere la morte con la fame") il quarto sabato di novembre di ogni anno. Il Comitato pubblico per il ricordo delle vittime ha invitato a esporre alla finestra di ogni casa una candela sabato 27 novembre. "Se le autorità di oggi non fanno nulla per ricordare la più grande tragedia della storia ucraina, è la società che deve darsi da fare", dice Mykola Zhulynsky, direttore dell'Istituto Shevchenko di letteratura e membro del comitato organizzatore.

L'UCRAINA DI IGORT


Il Comitato Foresta dei Giusti ha intervistato l'illustratore Igort, che ha descritto il Paese vittima di questa tragedia in un fumetto edito da Mondadori, Quaderni ucraini

Perché ha scelto di viaggiare attraverso l’Ucraina e di creare questa graphic novel?


Al principio si trattava di un’altra idea, Visitare le case che Cechov ha abitato per raccontare la vita di uno scrittore che amo tanto. Cechov ha vissuto in Crimea, che oggi appartiene all’Ucraina. E in altre regioni dello stesso Paese oltre che in Russia. Ma poi, arrivando a Kiev sono rimasto molto impressionato da quello che ho incontrato. Una miseria palpabile, una situazione esistenziale molto dura.
Ho cominciato a raccontare le storie che vedevo solo per reagine a una situazione che mi pareva inaffrontabile. Come si dice spesso tra le persone del nostro amiente “il disegno mi ha salvato la vita” in un certo senso.

Quanto è durato il viaggio? 

Il viaggio è durato in totale circa due anni. Ho cambiato molte case in Ucraina, poi sono partito per Russia e Siberia. Volevo capire, o almeno farmi un’idea, di come era stata la vita sotto il comunismo. 

Che popolazione ha trovato? Qual è l’eredità dello stalinismo?

Sono domande difficili cui rispondere. Attraverso le quasi duecento pagine del libro cerco di rendere conto di questo. Posso dire in generale che ho trovato una qualità umana meravigliosa. Semplice e solidale. Una cosa che da noi forse esisteva nel dopoguerra. L’eredità dello stalinismo, come diverse testimonianze riportano, è ancora il terrore e il lutto per una tragedia che nessuno ha ancora potuto celebrare degnamente. Mi pare evidente che questo lutto stesso non si sia potuto vivere o superare. Per tutto il periodo dell’Unione Sovietica l’Holodomor, la carestia artificiale voluta da Stalin per punire le spinte indipendentiste ucraine, era argomento proibito. C’era la deportazione o la fucilazione per chi anche semplicemente ne faceva cenno.

È ancora viva la memoria del genocidio?

È viva, ma sepolta nel dolore. Rimane nella memoria collettiva ma è tuttora un “non detto”.

Ci descriva qualche incontro che ha vissuto.

Ho raccontato questi incontri nel libro, Sono tutti importanti per me, raccontano frammenti di vita. Mentre procedevo nelle interviste era sempre più chiaro che stavo raccogliendo le testimonianze dei sopravvissuti. 

Perché sceglie di esprimersi attraverso il fumetto?

Perché uno scrittore usa la letteratura? È il suo linguaggio, semplicemente. Io credo in una rappresentazione del mondo attraverso le parole e le immagini. Penso che sia un melange formidabile per raccontare. In Ucraina dicono “meglio mostrare qualcosa che mille parole per dirlo”. Questo mi è parsa una giusta sintesi.

Quali sono le possibilità espressive che questa forma di comunicazione offre?

Il disegno offre l’occasione meravigliosa per descrivere senza essere pedanti. È la leggerezza, anche, che m fa amare questo linguaggio. D’altra parte la fotografia rappresenta il reale in una forma quasi “oggettiva”. Il disegno la astrae, ed evoca allo stesso tempo.
Raccontare la biografia di una persona o di un’altra nel cinema richiederebbe i mezzi di un film ad alto budget. Credo che il fumetto permetta di rappresentare queste storie nella maniera più semplice e congeniale.

“Quaderni ucraini” è un dittico. Che cosa analizza la seconda parte dell’opera?

Sto attualmente disegnando i quaderni russi e siìberiani. Il resoconto di questo periodo della mia vita trascorso nei paesi dell’ex URSS. E non è facile, perché racconto il fantasma della Cecenia, che è un altro tema irrisolto e molto doloroso.

Quali sono i suoi progetti futuri?

Sto lavorando a diverse cose. Storie non solo di reportage. Ho un progetto molto ambizioso, di una graphic novel di diverse centinaia di pagine, un romanzo fiume ottocentesco dal titolo Baobab, la storia di due sognatori, uno in Sud America e uno in gIappone che finiranno per incontrarsi un giorno. Lo avevo cominciato cinque anni fa, ma poi sono stato investito dalle storie ucraine e sono nati i quaderni…



Si ringrazia Igort per la disponibilità. L'immagine è tratta dal volume "Quaderni Ucraini".

29 novembre 2010

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