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Addio a Elena Bonner

Paladina del dissenso in Russia

Muore a Boston a 88 anni Elena Bonner, vedova del grande dissidente Andrej Sacharov. Lo ha annunciato la figlia Tatjana Yankelevic, che ha precisato la volontà della famiglia che al funerale non vengano portati fiori, ma vengano effettuate donazioni alla Fondazione Sacharov che difende la democrazia e i diritti umani. Inoltre la Bonner ha espresso il desiderio di essere cremata e che le sue ceneri siano custodite a Mosca accanto a quelle del marito e del fratello. Alla memoria del consorte la Bonner dedicò un albero nel Giardino dei Giusti di tutto il Mondo di Milano nel 2003

Così la ricorda Sergio Romano: "Quando cominciò a difendere i dissidenti, negli anni Sessanta, lo fece con lo stile di quei nobili a cui tutto può essere tolto fuorché l'orgoglio della propria stirpe e il diritto di parlare. L'incontro con Sacharov avvenne nel 1970 [...]. Dopo il loro matrimonio nel 1972 divennero una coppia formidabile e, per le autorità sovietiche, un continuo grattacapo [...]. La fine dell'esilio fu annunciata da un episodio che sembra uscito dalla fantasia di Gogol. Erano stati privati del telefono per impedire qualsiasi contatto esterno, ma un giorno, nel dicembre del 1986, suonò alla loro porta un tecnico che aveva con sé un apparecchio telefonico e l'ordine di installarlo. Il giorno dopo il telefono squillò. Era Mikhail Gorbačëv che comunicava ad Andrej Sacharov il diritto di rientrare a Mosca. Quando Elena Bonner mi raccontò la storia della liberazione, i suoi poveri occhi opachi (era stata operata più volte anche in Italia) avevano un divertente luccichio ironico". 

Elena Bonner ha lottato tutta la vita per i diritti umani criticando fermamente sia il regime sovietico, sia i governi di Eltsin e Putin. La sua vita fu segnata dallo stalinismo, che le portò via il padre, fucilato dalla polizia politica, mentre la madre trascorse oltre dieci anni in un Gulag. Il suo impegno non si è fermato neanche in tarda età: nel marzo 2010 la Bonner ha sottoscritto un appello rivolto ai movimenti e ai partiti d'opposizione russi, chiedendo loro di rimanere fedeli agli ideali dei dissidenti del Ventesimo secolo. 

"Tutti avevano i loro arrestati, deportati e fucilati" scrisse nella sua autobiografia intitolata Madri e figlie. "E quando oggi capita di sentire che qualcuno non sapeva e che non poteva essere allora significa che quel qualcuno non voleva vedere, non voleva sapere...". 





(Foto di Gariwo)

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