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Ching Cheong (1949)

giornalista cinese

Nato in Cina il 3 Dicembre 1949. Giornalista, laureato in economia all' Hong Kong University nel 1973, inizia a lavorare al giornale pro-Cina “Wen Wei Po” nel 1974, divenendone ben presto vice-direttore editoriale. Dopo il massacro di piazza Tiananmen nel 1989, Ching rassegna le dimissioni per protesta insieme a circa quaranta colleghi e con altri giornalisti fonda Commentary, una rivista d'opinione sulla Cina.

Nel 1996 si unisce allo staff del giornale “Straits Times”, con sede a Singapore. Inizialmente è assegnato alla redazione di Taiwan, dove scrive numerosi articoli (ora raccolti nel libro “Taiwan Will Break Away” ) che mostrano chiaramente la sua posizione pro-unificazione.

Quando viene nominato capo corrispondente per la rivista in Cina, Ching inizia a raccogliere le memorie di Zhao Ziyang, ex leader del Partito Comunista caduto in disgrazia per aver simpatizzato con gli studenti democratici di piazza Tienanmen nel 1989 e morto il 17 gennaio 2005, dopo 15 anni passati agli arresti domiciliari. Nella primavera del 2005, seguendo le tracce di Zhao, Ching entra in Cina con un visto. Il 22 aprile viene accusato di spionaggio per conto di un'agenzia di intelligence straniera e arrestato a Guangzhou dove è ufficialmente incriminato per "rivelazione di segreti di Stato", reato penale che in Cina è interpretato a discrezione dalle autorità e punibile con anni di carcere.

Il ministero degli Esteri cinese in seguito riferisce che il giornalista avrebbe confessato. Le accuse formali sono depositate il 5 agosto dello stesso anno: in particolare il procuratore sostiene che Ching avrebbe passato segreti di stato a Taiwan per un periodo di oltre cinque anni, e comprato informazioni militari e politiche con fondi forniti da Taiwan.

Ching Cheong è stato il primo giornalista di Hong Kong ad essere accusato di spionaggio da quando nel 1997 la sovranità di Hong Kong è passata alla Repubblica Popolare Cinese. La moglie di Ching, Mary Lau, che solo a fine maggio del 2005 ha potuto rivelare a Hong Kong la notizia dell'arresto perchè minacciata dalle autorità cinesi, ha sostenuto che le accuse rivolte al marito erano ridicole.

In realtà la vera colpa di Ching è stata di aver contattato l'uomo di fiducia di Zhao Ziyang, che aveva raccolto i colloqui con Zhao in un libro-intervista: un documento politicamente esplosivo, di cui i vertici di Pechino volevano impedire l'uscita. La polizia in quel periodo aveva intimidito e arrestato varie persone che avrebbero potuto pubblicare il diario segreto di Zhao: Ching Cheong faceva parte di questa cerchia. Veterano della stampa di Hong Kong, ex comunista, in trent’anni di carriera come esperto della Cina aveva sviluppato un'ampia rete di contatti in seno al governo e alle forze armate. Rispettato anche da Pechino per le sue posizioni nazionaliste e "ortodosse" su Taiwan, Ching era stato il primo a pubblicare l'anno precedente le anticipazioni delle memorie di Zhao Ziyang. Quel fatidico 22 aprile si era recato nella città meridionale di Guangzhou, a poca distanza da Hong Kong, per un appuntamento con una fonte che doveva consegnargli il prezioso manoscritto integrale.

Ching è stato processato a porte chiuse, riconosciuto colpevole di spionaggio, e il 31 agosto 2006 condannato a cinque anni di reclusione.

L'associazione dei giornalisti di Hong Kong e “Reporter sans frontières” hanno inviato al presidente della Repubblica Popolare Cinese una petizione contenente più di 13.000 firme per la liberazione di Ching. Anche la Federazione internazionale dei giornalisti e la Commissione per la protezione dei giornalisti hanno per protestato per la sua detenzione.

Il 5 febbraio 2008 il governo cinese ha annunciato di aver rilasciato Ching anticipatamente, prima delle vacanze del Capodanno cinese, a pochi mesi dalle Olimpiadi. L’imminenza di questo appuntamento internazionale ha spinto le autorità, già alle prese con le manifestazioni a favore del Tibet, a prevenire il pericolo di ulteriori contestazioni da parte della stampa di tutto il mondo.

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