Aggiornamento 13 gennaio
Sciiti ed Hezbollah sono usciti dalla compagine guidata da Saad Hariri, il figlio del premier ucciso nel 2005, in seguito alle accuse rivolte loro dal Tribunale internazionale che indaga sull'omicidio. Mentre si attende una sentenza, crescono i timori di una nuova guerra civile.
26 novembre 2010
Caso Hariri, vicini alla verità
presto pubblici i nomi dei mandanti
Il 10 dicembre il Tribunale speciale per il Libano istituito dall'Onu farà i nomi di chi ha pianificato l'omicidio dell'ex premier. Da quel momento la crisi politica del Paese potrebbe sfociare in guerra civile. Il leader degli Hezbollah Nasrallah minaccia di "tagliare le mani a chi oserà infangare il nostro nome".
23 novembre
Il Libano a rischio di colpo di Stato
dopo le rivelazioni sul caso Hariri
Sempre più difficile per il Paese mediorientale mantenere la stabilità faticosamente raggiunta nel 2006, dopo il ritiro delle truppe siriane e l'offensiva di Israele contro il partito estremista musulmano Hezbollah.
Il Libano accoglie tutte le minoranze religiose del Medioriente ed è governato a turno da ognuna di loro: drusi, sciiti, sunniti, cristiani maroniti e altri.
Il pomo della discordia sono le indagini sull'omicidio dell'ex premier libanese Rafik Hariri, di cui sono accusati il governo di Damasco e gli Hezbollah. La corte internazionale istituita dall'Onu a L'Aja nel 2009 ha confermato le responsabilità degli Hezbollah, che non accettano questo responso.
La loro reazione fa temere un riacutizzarsi della violenza settaria. Il "partito di Dio" controlla larga parte del Libano meridionale e a nulla valgono le richieste dell'Onu di smantellare tutti i gruppi armati del Paese.
La situazione è giudicata molto preoccupante dalle diplomazie di tutto il mondo e si registrano interventi di Israele, Italia, Turchia e altri Stati.