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Moshe Bejski, il Giudice dei Giusti

ricordi di Marc Fermont e Carmela Rubin

Moshe Bejski (foto di Gariwo)

Moshe Bejski (foto di Gariwo)

Gariwo presenta Il Memorioso, lo spettacolo dedicato a Moshe Bejski con due ritratti inediti del Presidente della Commissione dei Giusti di Yad Vashem.

Moshe Bejski con noi

Ecco il ricordo di Marc-Henri Fermont, figlio di una cugina di Erica Eifermann, moglie di Moshe:

"È stato soltanto nei primi anni Novanta, quando è uscito il libro di Thomas Keneally, che finalmente abbiamo appreso tutta la storia [...]. È degno di nota che sia Moshe che Erica furono salvati da Giusti eminenti, precisamente Oskar Schindler per Moshe e Trajan Popovici, Sindaco di Cernauti, per Erica. Con una lista simile a quella di Schindler, Trajan Popovici riuscì a salvare circa 20.000 ebrei della sua e loro città natale e nel 1969 fu riconosciuto Giusto da Yad Vashem. 

Per noi un evento fondamentale è stata la prima proiezione del film Schindler’s List l’8 marzo 1994 a Milano, dove Moshe ed Erica hanno presenziato di persona. Come si vede dalle foto e dagli articoli di giornale di quel momento, erano ospiti d’onore. Prima della proiezione, che ebbe luogo la sera, ci fu una conferenza stampa al cinema Odeon dove a Moshe vennero poste una serie di domande dettagliate. Un giornalista gli chiese questo: 'È vero che i sopravvissuti della Shoah non sono stati ben accolti al loro arrivo in Israele?” Ne fui scioccato e pensai che la domanda fosse indecente. Moshe rispose con calma, come se fosse preparato a una domanda simile. Disse che in realtà gli israeliani stavano chiedendo ai sopravvissuti 'Com’è possibile che tu sia sopravvissuto quando tutti i miei parenti e amici sono morti?' e: 'Come sei riuscito a sopravvivere quando tutti gli altri sono stati uccisi?'"

Ciao, Moshe

Nel 2007 la cugina Carmela Rubin commemora Moshe Bejski in una cerimonia a Massuah, l'Istituto di ricerca sulla Shoah fondato proprio da Bejski nel KIbbutz che lo ha accolto al suo arrivo in Palestina.

"Da ragazze sapevamo che Moshe era stato in un campo di concentramento, ma la prima volta che ne ho sentito parlare da lui in persona è stato quando Moshe fu testimone al processo Eichmann nel 1961. Dato che non avevo ancora 16 anni, e non avevo il permesso di entrare in tribunale, dovetti arrangiarmi guardando una versione televisiva proiettata al Ratisbon di Gerusalemme.
Alla fine dell’udienza corsi a vedere i miei genitori e Moshe ed Erica e andammo tutti nell’appartamento del nostro cugino Rutie. 
Non dimenticherò mai l’aspetto di Moshe quel giorno: aveva la carnagione grigia e blu, sembrava un morto vivente, come se il suo sangue fosse fuoriuscito tutto dalle vene. 
Mi resi conto che la necessità di riportare alla superficie i ricordi l’aveva spinto di nuovo in un inferno.

Nessuna meraviglia, quindi, che perfino decenni dopo, quando Tami e io abbiamo cercato di convincere Moshe a registrare le sue esperienze passate, abbia declinato. Aveva paura di non essere in grado di reggere.... 'Se avessi dei figli”, ammise apertamente, forse mi sentirei in obbligo di farlo"' … 

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