Lo scorso dicembre Mohammed Bouazizi si è dato fuoco nella capitale della Tunisia innescando la Rivoluzione dei gelsomini, dal nome del fiore nazionale. Altri sei uomini si sono immolati in queste settimane in Egitto, Mauritania e Algeria.
Bouazizi, scrive Antonio Ferrari sul Corriere della Sera, "non può non essere accostato a un altro eroe, il cecoslovacco Jan Palach. Palach, alla fine degli anni '60, si trasformò in torcia umana in piazza San Venceslao a Praga per gridare il suo no all'invasore sovietico. Ma c'è anche una seconda immagine: quella del presidente-dittatore Ben Ali in fuga, che ricorda quella del 1989 del romeno Nicolae Ceaușescu".
Per ora, continua il giornalista, "ha vinto quella moltitudine di giovani arabi che hanno indebolito il potere, giorno dopo giorno, con Internet e i blog". Il nuovo Presidente tunisino Ghannouchi ha abolito il Ministero dell'Informazione con cui Ben Ali intimidiva i media e si avvia a formare un governo di unità nazionale.
Il futuro però presenta gravi incognite: l'ex dittatore è oggetto di solidarietà da parte di molti fratelli arabi, tra cui il colonnello Gheddafi che accusa Wikileaks dei disordini. Ci sono ancora molti nostalgici e gruppi fondamentalisti come in Algeria. "La forza democratica della globalizzazione" non ha ancora garantito una libertà duratura.