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Hafez Haidar e il Libano

riflessione sul caso Hariri

Lo scrittore libanese che ha firmato il romanzo La prediletta del Profeta (Ed. Piemme) analizza la figura di Mubarak e si domanda cosa accadrà ora nel suo Paese: "Potrebbe scatenarsi un'altra rivolta popolare che obbligherebbe il presidente libanese Michel Suleiman a dimettersi, spingerebbe i libanesi ad impugnare le armi e riattizzerebbe la terribile spirale di una guerra civile. I cristiani e i sunniti del Libano potrebbero essere costretti ad accettare il diktat del Partito di Dio (Hezbollah) che racchiude nelle sue file i sciiti del Libano, appoggiati dall’Iran e dalla Siria. A questo punto il regime iraniano potrebbe prendere il sopravvento in Africa e nel Libano.
L’Iran, infatti, cerca da anni di sottomettere il Libano al suo potere per fronteggiare meglio l’America e Israele. Anche la Siria potrebbe giocare la vecchia carta della fratellanza e degli interessi comuni per impossessarsi del Libano e mettere lo Stato d’Israele in allerta e in pericolo.
Considerando la situazione reale, però, in Libano difficilmente potrà scatenarsi una rivolta popolare su larga scala, dal momento che il Presidente libanese non è mai stato un monarca o un Faraone, nessun mandato presidenziale è durato decenni e i Libanesi non hanno subito la fame come i loro fratelli egiziani, grazie agli aiuti continui degli immigrati sparsi in tutti gli angoli del mondo. Inoltre i cittadini libanesi non possono subire un'altra guerra civile perché sanno che metterebbero a repentaglio la sovranità stessa del loro Paese.
Senza dimenticare che il popolo libanese appartiene a diverse confessioni: ci sono i cristiani maroniti che costituiscono quasi la metà della popolazione, i musulmani sunniti e sciiti che rappresentano i tre quarti degli abitanti, gli ortodossi, gli ebrei, gli armeni che formano una minoranza religiosa e politica ecc.
Se scoppiasse un nuovo conflitto tra Arabi e Israeliani, l’economia libanese sarebbe gravemente danneggiata, soprattutto nel settore terziario, che rappresenta il cuore pulsante della sua economia; parallelamente si assisterebbe all’arricchimento della Siria e delle industrie che fabbricano armi per l’Iran e per i suoi alleati.
Solo quando sarà definitivamente risolta la questione israelo-palestinese, il Libano potrà vivere in pace e il suo popolo potrà nuovamente intraprendere il cammino verso il progresso e la vera democratizzazione [...].

Il caso Hariri

Nel 1992 il Presidente libanese Lahoud ha designato come primo ministro Rafic Hariri, che ha ricostruito il Paese dei cedri e gli ha restituito stabilità economica e politica [...].
Rafic al–Hariri, che apertamente e in varie occasioni, si era schierato contro la Siria, viene ucciso in un attentato insieme a 21 uomini della sua scorta, mentre la sua macchina passa davanti al noto albergo libanese Saint George.
I Libanesi hanno immediatamente puntato il dito contro la Siria e hanno chiesto all’ONU di istituire un Tribunale Speciale per condannare i colpevoli, che sicuramente si trovavano al di fuori del territorio libanese [...]
Il Tribunale sospetta che la Siria sia il vero mandante dell’omicidio. Damasco continua a smentire questa infame notizia e nel frattempo Israele punta il dito contro Hezbollah, ritenendolo responsabile dell’uccisione di Rafic al-Hariri; Hezbollah, a sua volta, indica Israele come unico mandante dell’attentato.
In base alle ultime ricerche sul caso Hariri è stato scoperto che l’esplosione dell’ordigno non è opera di un Kamikaze suicida che è piombato con la macchina sul luogo del delitto, come sostenevano gli uomini di Damasco, bensì è stata orchestrata da uomini dei servizi segreti siriani che avevano scavato una fossa nella via adiacente all’albergo e avevano sotterrato un grande ordigno per cancellare definitivamente il Presidente Rafic al- Hariri dalla scena politica ed economica. Ora il Libano dovrebbe affrontare le conseguenze della guerra civile che sta dilagando in Libia causando centinaia di vittime. Il destino del Libano ora è più che mai nelle mani dei Paesi europei e dell’America e solo con il loro aiuto il paese dei cedri potrà ritrovare la pace e il progresso".

Hafez Haidar e il Libano

23 febbraio 2011

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