Robert Satloff e Mohammed Dajani Daoudi scrivono sul New York Times: "Noi, uno studioso di Scienze sociali palestinese di fede musulmana e uno storico ebreo americano, crediamo che i palestinesi e gli arabi in generale dovrebbero studiare l'Olocausto. Che gli arabi studino la Shoah è importante per molte ragioni, la più importante delle quali non ha nulla a che vedere con il popolo ebraico".
Il ragionamento prosegue spiegando l'impossibilità di denunciare i genocidi, come quello che stava per compiere il dittatore libico Muammar Gheddafi, se non si conosce l'evento storico per il quale la parola "genocidio" è stata coniata.
In particolare, osservano Satloff e Daoudi, "Con tutta la sofferenza che hanno patito i palestinesi, la loro lotta con Israele è ancora essenzialmente un conflitto politico, cui si può porre termine diplomaticamente. Oggi i negoziati sono in stallo, ma domani la realtà può cambiare.
La Shoah non era un conflitto politico: la stessa idea di un processo di pace "nazista - ebraico" è assurda. Insegnare ai palestinesi la storia della Shoah è un modo di assicurarsi che essi non siano accecati dall'idea che il processo di pace con Israele sia senza speranza, come se fosse uno tra nazisti ed ebrei. Parlare dell'Olocausto sottolineerebbe l'idea che la pace è raggiungibiile".