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Intervista a Yekmalyan, Article 19

"In Bielorussia gravi violazioni dei diritti umani"

L'indifferenza di uno sarà una sconfitta per tutti
di Sara Bicchierini

In Bielorussia le elezioni farsa del dicembre scorso e le successive manifestazioni popolari contro il nuovo mandato di Lukashenko, definito “l’ultimo dittatore d’Europa”, hanno scatenato un’ondata di violenza del Governo contro ogni forma di dissenso.
Per questo motivo, diverse organizzazioni bielorusse e internazionali si sono unite in un comitato, il Belarus Committee, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle violazioni dei diritti umani nel Paese. Ultimamente si sono ripetuti arresti di massa di giornalisti, esponenti dell’opposizione e attivisti e detenzioni preventive ingiustificate.
Abbiamo rivolto alcune domande a Mushegh Yekmalyan, responsabile per l’area asiatica ed europea di Article 19, un’organizzazione internazionale che si batte per la libertà di espressione e che è in prima linea nelle azioni intraprese dal Belarus Committee.

D: Lei fa parte di Article 19, una delle principali organizzazioni per la difesa dei diritti umani a livello internazionale che, assieme ad altre organizzazioni come il Belarus Free Theatre, Amnesty International, l’English PEN e Index on Censorship, si sta battendo per il rispetto dei diritti umani in Bielorussia. Potrebbe descriverci quali sono le caratteristic0he e le azioni principali della vostra campagna di sensibilizzazione?"

La campagna mira ad attirare maggiormente l’attenzione dell’opinione pubblica sulle violazioni dei diritti umani e sugli altri problemi che in questo momento riguardano la Bielorussia. Siamo coinvolti attivamente nelle azioni del gruppo di lavoro del Belarus Committee e Article 19 ha anche rilasciato pubblicame≠0nte una dichiarazione sulla situazione dei diritti umani in Bielorussia. Il nostro lavoro di informazione e sensibilizzazione continuerà in questa direzione.

D: Il 25 marzo scorso, il Governo ha festeggiato la Giornata della Libertà, in ricordo della nascita della Repubblica Popolare Bielorussa, con arresti di massa di attivisti democratici e fermi preventivi di giornalisti. È cambiato qualcosa nel panorama politico dopo le proteste e gli arresti di massa del 19 dicembre 2010?

L’accanimento dopo le elezioni sui rappresentanti dell’opposizione, sui giornalisti e sugli attivisti che difendono i diritti umani è diventata, purtroppo, una sorta di tradizione nella storia recente della Repubblica Bielorussa. Il Governo non sta rispettando alcuna norma sul pluralismo politico e non accetta nessun tipo di opposizione o critica alla sua posizione ufficiale.

D: Quante delle persone arrestate per le loro opinioni o per aver preso parte alle proteste si trovano ancora in carcere?

"Il numero delle persone ancora in prigione cambia continuamente, ma anche chi viene rilasciato e condannato agli arresti domiciliari subisce da parte delle autorità un controllo perfino più severo di chi è in carcere. Non è quindi il numero di prigionieri ad essere importante: l’aspetto cruciale è lo stato di intimidazione costante che continua anche dopo la scarcerazione".

D: Negli ultimi mesi stiamo assistendo alla caduta di molte storiche dittature nel Nord Africa. Pensa che cambiamenti di tale entità negli equilibri geopolitici mondiali potrebbero avere un impatto anche sulla situazione in Bielorussia?

"Il fatto che i regimi in Nord Africa siano in crisi e stiano crollando non significa che lo stesso destino toccherà presto alla Bielorussia. Certo, questi eventi hanno dimostrato chiaramente una cosa che non dobbiamo dimenticare: nessuna dittatura dura in eterno. E questo è ancora più vero se si tratta di una dittatura che si fa sempre più aggressiva e viene imposta con brutalità. È difficile però prevedere quando un cambiamento di rotta riuscirà a portare la democrazia anche in Bielorussia".

D: L’organizzazione Index on Censorship ha assegnato nel Regno Unito i Freedom of Expression awards, a chi si è battuto per la libertà di espressione. In quell’occasione un premio speciale è stato simbolicamente conferito ai prigionieri di coscienza bielorussi.
Che valore ha questo gesto?


"È un riconoscimento che esprime solidarietà nei confronti delle vittime della repressione, un segno che fa comprendere che ci sono organizzazioni pronte a sostenerle anche in circostanze estremamente difficili come quelle attuali. Un premio del genere intende dare coraggio e fiducia a chi lo riceve".

D: Ritiene che le informazioni sulle misure repressive del Presidente Lukašenko abbiano potuto circolare liberamente fuori dai confini bielorussi? Ha notato nei mass media europei o di altri Paesi qualche tipo di “censura” o limitazione?

No, sinceramente non ho notato la presenza di alcun tipo di censura nei media europei.

D: Gli attivisti della vostra campagna hanno rivolto alle rockstar internazionali un appello affinché boicottino in segno di protesta i concerti previsti in Bielorussia, e star del cinema come Jude Law e Kevin Spacey hanno preso parte, nei giorni scorsi, a una manifestazione in difesa della libertà d’espressione in Bielorussia. Un risultato notevole

"È vero, si tratta di un grande risultato e ancora molte altre azioni di questo tipo dovrebbero essere incoraggiate per creare un momento di riflessione e di sensibilizzazione sul tema".

D: C’è qualcosa che vorrebbe dire ai politici e agli intellettuali italiani?

"Vorrei solo chiedere loro di ripensare al tragico passato che ha vissuto il vostro Paese, al percorso storico che ha dovuto affrontare l’Italia per liberarsi della dittatura: vorrei che ricordassero che nessun individuo e nessuna famiglia può essere felice sotto una dittatura. Gli effetti di un regime dittatoriale hanno un impatto su ogni cittadino, e perfino chi è leale al Governo diventa spesso una vittima della crudele macchina del terrore. Mi rivolgo quindi ai vostri politici e intellettuali affinché sostengano in questo momento il popolo bielorusso nella sua difficile impresa".

D: Finora abbiamo parlato di politici, VIP, artisti... C’è qualcosa che noi, persone comuni, possiamo fare?

"Noi, 'normali' cittadini, possiamo continuare a chiedere ai nostri politici di fornire maggiori risposte a problemi così urgenti e di dare priorità al tema dei diritti umani nelle loro azioni di politica estera".

D: Grazie per aver accettato quest’intervista e buona fortuna per tutti i progetti che state portando avanti.

"Grazie per l’intervista e per l’interesse sull’argomento. La violazione dei diritti umani è una preoccupazione che riguarda tutti noi da vicino. Nessuno dovrebbe rimanere indifferente a questo tema: l’indifferenza di uno sarà una sconfitta per tutti"



(Foto di Englishpen)

20 aprile 2011

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