Teheran
Siamak Pourzand si è ucciso, gettandosi dal balcone della casa di Teheran, in cui viveva agli arresti domiciliari dal 2006.
Giornalista, dissidente, era stato uno degli oppositori più duri del regime iraniano. Ha lavorato come corrispondente per il giornale iraniano Keyahn, in seguito ha scritto per la prestigiosa rivista francese Cahiers du Cinema.
Con l'avvento del regime perse il suo lavoro e cominciò a scrivere per riviste minori. Dagli anni '90 divenne un esponente della nuova opposizione, pedinato dai servizi segreti da quando ebbe il coraggio di raccontare a una radio il funerale dei coniugi Forouhar, due intellettuali uccisi dal regime.
Nel 2001 venne catturato, incarcerato e torturato. Venne condannato a 11 anni di carcere e a 74 frustrate e in carcere venne colpito da due infarti e tentò il suicidio due volte.
Quando venne uccisa Neda Agha Soltan durante le proteste post-elettorali del 2009, Pourzand disse: "Hanno ucciso mia figlia".
Il regime non ha voluto che l'uomo fosse sepolto nel cimitero degli artisti, come avrebbero voluto i familiari, perché il suicidio viola i dettami dell'islam.
(Foto di Hamed Masoumi)