Un'istantanea del video
Il quotidiano britannico Guardian ospita l'analisi di Ayman Mohyeldin, giornalista di Al Jazeera, e l'auspicio di libertà dell'attivista Noor Ayman Noor, arrestato il primo giorno della rivolta in piazza Tahrir.
"Ci sono due Egitti" afferma il giornalista, "uno rivoluzionario spinto da ideali e intento a domandare riforme politiche e cambiamento istituzionale e uno dell'esercito che cerca di mantenere il pugno di ferro sulla popolazione. Nessuno sa come finirà la rivoluzione che li ha visti emergere, ma alcune cose sono cambiate. Al posto delle decisioni d'autorità è subentrato il dialogo e i giornalisti dei media stranieri non sono più visti come agenti destabilizzanti, ma come persone che contribuiscono a ricostruire il Paese".
Il dissidente paragona l'Egitto a un cane che si è liberato dalla catena: "Il suo desiderio era solo essere libero, ma ora gira intorno e non sa che direzione prendere. La vera battaglia non era buttare giù Mubarak, ma porre termine alla corruzione nel Paese. Non nel senso dell'appropriazione indebita di denaro, ma nel senso della corruzione dei nostri valori. Gli egiziani hanno vissuto in terribili condizioni per così tanti anni che ora non hanno altro a cui aggrapparsi che la fede e questo può portare al fondamentalismo. Credo fortemente che il nuovo governo possa evitare la violenza lavorando a questa situazione e promuovendo lo sviluppo del Paese".