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In Siria c'è un massacro senza fine

intervista a Shady Hamadi, attivista e scrittore

Shady Hamadi è uno scrittore e attivista italo-siriano. È autore del volume Voci di anime  e a Gariwo racconta che i suoi familiari sono ad Homs, la città colpita dal regime.

"Alcuni di loro abitano nella zona più martoriata di Homs. Continuano i bombardamenti sugli ospedali, non si riescono a inviare medicine in Siria: ci abbiamo provato, questo lo garantisco di persona, i confini sono presidiati, soprattuto nella zona del Libano.
Sta avvenendo un vero massacro: se sei un manifestante e vai negli ospedali o ti torturano o ti ammazzano. È una tragedia che non conosce fine. Il regime vuole piegare Homs perché pensa che, una volta spenta la protesta ad Homs, la rivoluzione finirà.Questa città è un traino per tutta la Siria: solo Homs ha registrato 3 mila morti. Se consideriamo le stime - quelle ufficiali, almeno - che registrano intorno a 7 mila morti in tutta la Siria vediamo che la metà delle vittime arriva da questa città".

Oggi c’è stata un’azione dimostrativa all’ambasciata di Roma: alcuni siriani hanno cercato di occuparla.

"Io non sapevo di questa iniziativa . Questa mattina presto mi ha telefonato uno di loro che mi ha chiesto di avvertire i giornalisti. Questo è un gesto disperato e plateale, per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica su quello che accade in Sira. Le motivazioni sono comprensibili e soprattuto giuste. Si tenta di accendere i riflettori su un luogo che troppe volte è descritto male o non viene raccontato affatto. Ora credo che per giudicarli bisogna tenere conto delle attenuanti che accompagnano le motivazioni dietro questo atto. Se devono essere giudicati in base alle ragioni che li hanno spinti a questo gesto io credo di essere colpevole, come loro, come me sono colpevoli la maggior parte dei siriani che continuano a manifestare". 

Tu stesso ti sei fatto portavoce di un’iniziativa di sensibilizzazione.

"Si, ho chiesto a tutti attraverso i quotidiani di indossare un fiocco nero su borse e indumenti per non lasciare soli i siriani. Lo dimostra l’azione di questi coraggiosi ragazzi: il popolo siriano si sente abbandonato, è per questo che compie queste azioni pacifiche, per far parlare di un massacro troppo spesso  dimenticato. 
Invito quindi tutti a portare il nastro in memoria di tutti i morti della Siria finché la strage non avrà fine.

10 febbraio 2012

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