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Antonia Arslan, la voce degli armeni

un'intervista alla scrittrice

Perché è diventata una scrittrice?


Come professore universitario scrivevo saggi, pubblicavo carteggi, corrispondenze, libri su scrittori, biografie... Insegnavo Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Padova. A un certo punto della mia vita ho sentito la necessità di raccontare le storie che avevo sentito nella mia infanzia e anche le storie della mia famiglia di origine armena. E questo è un bisogno che nasce dal profondo, non è una cosa che decidi, è una cosa che senti, che è necessaria per te, con la quale speri di comunicare agli altri quello che senti e quello che sai.


Che rapporto c’è tra la comunità armena di oggi e il genocidio?


Dipende dalla Nazione. Nel nostro Paese la  comunità armena è molto esigua, sono poco più di duemila persone, non ci sono scuole e molti di origini armene non conoscono la lingua, quindi la comunità è molto italianizzata. In Russa, Francia, Stati Uniti, Libano, ci sono grandi comunità di centinaia di migliaia di persone, scuole, cattedre universitarie, chiese, luoghi d’incontro per i giovani. In questi contesti la lingua e la cultura armena si conservano molto di più. In Italia la comunità arrmena che è molto piccola ed è situata soprattuto nelle città di Milano, Roma e nel Veneto. Nel Veneto uno degli aggreganti che ha è proprio la memoria del genocidio: il ricordo di questa enorme ingiustizia, di questa enorme ferita che l'Armenia ha subito è un potente collante per mantenere qualche memoria e per cercare di ottenere il riconoscimento di quanto è avvenuto dalle nazioni del mondo.


Il console armeno Pietro Kuciukian e il presidente di Gariwo, lo scrittore Gabriele Nissim stanno chiedendo all’Europa di istituire un Giornata dedicata ai Giusti. Lei ha sottoscritto il loro appello. Che significato ha questa iniziativa per i giovani?


Per i giovani è importante che queste giornate della memoria non siano stanchi riti che durano un giorno ma che siano occasione di proposte, di studi, di approfondimenti, di viaggi e di riflessioni che ognuno di loro può elaborare. Io sono convinta che i giorni della memoria sono utili ma devono essere attuati in senso propositivo e possibilmente con delle ricadute in seguito: gli studenti, ad esempio, possono  svolgere una ricerca, poi andare a visitare un luogo, successivamente documentarsi su internet, alla fine ciò che ne risulta è un lavoro personale. Un paio di mesi fa a Brescia alcuni ragazzi hanno elaborato un trailer del libro La masseria delle allodole e nonostante il volume sia un best seller  mondiale hanno trovato delle idee originali per realizzarlo: il libro lo avevano letto e poi aveva agito su di loro. E questa iniziativa era partita proprio da un giorno della memoria.

6 marzo 2012

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