Il dittatore di Khartoum Omar al Bashir sta diventando sempre più aggressivo verso lo Stato del Sud Sudan distaccatosi nel 2011 dal suo territorio. Settimana scorsa ha gridato: "Lo libereremo", adesso incita a "sterminare gli insetti sud-sudanesi".
L'aviazione sudanese nel frattempo sta attaccando diverse città del nuovo Stato che detiene il 75% del petrolio dell'intera area sudanese e sudsudanese. I morti sono già migliaia e la comunità internazionale, con in testa il Presidente USA Barack Obama, chiede invano la cessazione delle ostilità.
Nel luglio 2009 un lodo arbitrale aveva deciso che la regione dell'Abyei, collegata a Khartoum attraverso l'oleodotto del Nilo, sarebbe rimasta sudanese. Il Sud Sudan però non vuole rimanere privo di questa importante fonte di reddito e ha invaso la zona il 10 aprile, scatenando la furia di Khartoum.
Ne è seguito un conflitto che ha già causato migliaia di morti, di cui 1220 soldati sudsudanesi, e molti civili colpiti dai terribili Mig29 lanciati da Bashir. Si tratta di una vera e propria rappresaglia, accompagnata da minacce violentissime da parte del Presidente sudanese.
Nel frattempo i dirigenti del Sud Sudan sono in viaggio diplomatico a Pechino, il che, unito agli investimenti cinesi nello sfruttamento del petrolio della zona, dà adito a pensare che la potenza asiatica sia interessata a sostenere Juba. Il Sudafrica ha cercato di avviare una mediazione, ma sembra che Bashir possa tentare di riprendersi la regione secessionista. L'esito della guerra dipenderà anche dal ruolo dell'Occidente.