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"Onoriamo i Giusti ancora poco conosciuti"

Konstanty Gebert sulla Giornata europea

Il corrispondente di guerra ed esponente di Solidarność Konstanty Gebert ha parlato con Gariwo della Giornata europea dei Giusti. Ha raccontato la storia del "Wallenberg polacco", il diplomatico Henrik Sławik, e ha ricordato che la Polonia deve fare i conti sia con la tragedia del nazismo che con la memoria del totalitarismo comunista. 

Per il giornalista e attivista della condizione ebraica in Polonia ricordare i Giusti va di pari passo con la necessità di insegnare ai giovani che il male, una volta commesso, richiede generazioni e molteplici sforzi di riconciliazione per essere superato.

Che cosa significa la Giornata dei Giusti per la Polonia?

Prima di tutto rappresenta un modo di ricordare l’orrore del XX secolo e il fatto che comunque c’era tanta gente che si opponeva all’orrore. Naturalmente per noi il gruppo più importante è quello dei Giusti polacchi che hanno salvato ebrei durante la guerra, ma ci riconosciamo in tutti i Giusti che aiutano i perseguitati, quale che sia il regime e quale che sia il motivo.

Ci sono dei Giusti che lei vorrebbe ricordare o iniziative che le piacerebbe fossero avviate per il 6 marzo?

Ci sono tanti Giusti polacchi: un terzo dei Giusti riconosciuti da Yad Vashem sono di questa nazionalità. Sarebbe difficile riconoscerli tutti. L’importante è che ci sono dei casi di Giusti polacchi che hanno avuto un impatto immenso, che non sono conosciuti fuori delle frontiere nazionali o che non sono affatto conosciuti in Polonia. Ormai tutti sanno di Irena Sendler, la polacca che ha salvato 2.500 bambini ebrei del Ghetto, ma solo perché degli studenti americani hanno scritto una pièce teatrale sulla sua vita. Prima era sconosciuta in Polonia. Tutti conoscono il caso di Raoul Wallenberg, il diplomatico svedese che ha salvato migliaia di ebrei a Budapest, però c’era un diplomatico polacco, Henrik Sławik, che era il capo della missione polacca della Croce Rossa a Budapest riconosciuto dal governo ungherese che rifaceva documenti polacchi con menzione di religione cattolica a tutti i polacchi anche ebrei. Lo faceva anche contro le proteste di altri diplomatici polacchi a Budapest che dicevano giustamente: “Questo può mettere tutti i polacchi in pericolo”. Lui rispondeva: “Corriamo tutti quanti il pericolo, cattolici ed ebrei ugualmente”. Questa persona ha salvato almeno 3.000 persone e per l’appunto mi piacerebbe che la Giornata dei Giusti permettesse anche a queste figure di ricevere il riconoscimento che è loro dovuto.

Il regime comunista ha negato la Memoria della Shoah. Secondo lei che possibilità ci sono per il futuro di conservare le due memorie, quella del nazismo e quella del comunismo?

Il regime non ha negato, ma ha manipolato la Memoria della Shoah. Però non è che l’abbia negata. L’ha utilizzata per i suoi scopi politici. L’importante per la Polonia di oggi e di domani è essere più consapevoli delle dimensioni della Shoah e dell’unicità della tragedia degli ebrei, nello stesso tempo affrontando una narrativa più ampia nella quale trovi posto la Memoria dei due totalitarismi.,
Che cosa pensa del fatto di estendere il concetto di Giusto a genocidi diversi dalla Shoah?
È ovvio. Il fatto di sentirsi moralmente responsabili per gli altri esseri umani è la molla che spinge i Giusti della Shoah, ma anche gli hutu del Ruanda che non hanno ucciso i tutsi e i pochi turchi che non hanno accettato di compiere il genocidio contro gli armeni. È un patrimonio comune.

La figura di Moshe Bejski è nota in Polonia?

Purtroppo non abbastanza. Anche lui meriterebbe di essere riconosciuto nel suo Paese.

Pensa che la Giornata europea dei Giusti possa servire a superare la dolorosa esperienza polacca con il nazismo e il comunismo?
Speriamo. Lo vedremo tra qualche anno.

Lei è stato corrispondente in situazioni come la guerra nella ex Jugoslavia e altre crisi umanitarie. Che cosa pensa che ci possano insegnare i Giusti per arrivare a una riconciliazione nelle zone di crisi?  

Si tratta di una vicenda a lungo termine. L’esempio dei Giusti non basta. È un punto di riferimento cruciale, ma non basta. La cosa più importante è non dimenticare come è facile suscitare l’odio e quanto tempo l’odio ci mette a finire.

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