Il Corriere presenta un'intervista illuminante all'intellettuale Boualem Sansal, autore de Il villaggio del tedesco e Rue Darwin. Con quest'ultimo libro l'algerino, cresciuto con una doppia cultura araba e francese, ha vinto il Prix du roman arabe a Parigi. Il riconoscimento tuttavia è stato ritirato perché gli ambasciatori dei Paesi arabi hanno ritirato sostegno e fondi.
Il pomo della discordia è un viaggio dello scrittore in Israele, dove ha partecipato a un festival letterario, ha visitato il Muro del Pianto dove gli ebrei commemorano la distruzione del Tempio ad opera dei romani e si è intrattenuto con il suo amico David Grossman.
Quanto basta per farlo considerare complice dei sionisti da parte delle opinioni pubbliche e degli imam conservatori del mondo arabo. Quando il giornalista Stefano Montefiori gli domanda se esista ancora l'antisemitismo, Sansal risponde: "La Shoah non esiste, non se ne parla: un discorso come quello del presidente Hollande al Vel d’Hiv (il velodromo dove gli ebrei francesi furono rinchiusi in vista della deportazione, ndr) da noi è inconcepibile.
Capita che un algerino veda qualcosa su una tv straniera, e chieda informazioni all’imam della moschea. Nella maggior parte dei casi, si sentirà rispondere due cose: “Hitler avrebbe dovuto ucciderli tutti”, oppure “ l’Olocausto è una panzana inventata dal sionismo per invadere la Palestina”. Non se ne esce".
Eppure questo scrittore è convinto che una minoranza "che la pensa come me, e cioè che siamo stufi di odio e di accuse reciproche, e vogliamo la pace", esista anche negli stravolgimenti della Primavera araba.