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Il quasi-gulag delle Pussy Riot

nulla da invidiare al sistema staliniano

Nadezhda Tolokonnikova, 22 anni e una figlia di quattro, potrebbe finire in una colonia penale in Mordovia. Fabrizio Dragosei sul Corriere ipotizza perfino "nello stesso campo di lavori forzati dove venne spedita dal Kgb Olga Ivinskaya, la Lara dell'autore del Dottor Zhivago Boris Pasternak". I giornali li chiamano "ex gulag". La rivista Atlantic, per esempio, presenta un reportage originariamente pubblicato da Radio Free Europe dove si dice che le detenute oggi lavorano 8 ore al giorno, per lo più adibite a mansioni "non pesanti" come il cucito, e percepiscono perfino un piccolo salario con il quale possono acquistare sigarette e altri beni. 

Tuttavia la mandano a centinaia di chilometri di distanza da casa sua e dalla figlia. La notizia del trasferimento è stata data ai parenti e ancora non è ufficiale. In queste "colonie penali" forse non avviene più quel che accadde al poeta Yuri Galanskov, che nel 1972 morì perché i carcerieri fecero operare la sua ulcera da un compagno di cella non medico. Però l'affollamento è pazzesco. Si arriva a 40 detenute per cella. Manca l'acqua per lavarsi. Sono frequenti le violenze e perfino gli stupri da parte dei guardiani o di altri detenuti. Qualche settimana fa l'avvocato delle Pussy Riot aveva avvertito: "Le mie assistite rischiano la vita". 


Il grido del prigioniero: "Mi hanno torturato per due giorni!"


Maria Alekhina, 24 anni e un figlio di cinque, sembra sia finita addirittura nella regione di Perm, dove fino al 1987 i sovietici vissero l'incubo del lager Perm-36. "Il ballo e i canti per denunciare i legami delle autorità religiose con Vladimir Putin stanno costando carissimi alle componenti del gruppo punk di protesta", continua l'articolo del Corriere


L'invio delle donne negli "ex gulag" della Russia avviene in un periodo di grave intensificarsi della repressione putiniana. Il dissidente Sergej Udaltsov viene perseguitato perché un video di cui si ignora l'autenticità, girato dai servizi segreti alle dirette dipendenze del Presidente, lo riprenderebbe mentre prende soldi da un georgiano "per fomentare i disordini". Uno dei collaboratori, prima di essere condotto in prigione dall'aula del tribunale, avrebbe gridato ai giornalisti: "Mi hanno torturato per due giorni!". Putin ha fatto sapere che intende reintrodurre programmi di "educazione patriottica". E non manca perfino il ridicolo tentativo di processare la popstar Madonna per presunta "propaganda dell'omosessualità".      

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