In lingua romanì si chiama "Porrajmos", che significa devastazione. È l'Olocausto dei rom e dei sinti, che seguirono sorte analoga a quella degli ebrei ed ebbero 500.000 vittime nei lager nazisti. Dopo vent'anni dalla decisione di creare un memoriale per loro a Berlino, finalmente l'inaugurazione.
Il monumento è una fontana di 12 metri di diametro con al centro una pietra triangolare su cui spunta un fiore, che verrà cambiato ogni giorno. Sorge su un fianco del Bundestag, ex Reichstag.
La Cancelliera Angela Merkel ha parlato a fianco del rappresentante del Consiglio centrale dei rom e dei sinti tedeschi Romani Rose e del sopravvissuto rom olandese Soni Weisz, che ad Auschwitz ha perso genitori e fratelli. "Ricordare i perseguitati deve andare di pari passo con l'impegno a proteggere le minoranze", ha dichiarato Merkel. Weisz ha osservato amaramente che da quel genocidio "la nostra società non ha imparato nulla, altrimenti oggi ci si comporterebbe in modo diverso nei nostri confronti".
Per la Cancelliera tedesca ogni morte avvenuta nel genocidio dei rom e dei sinti "mi riempie di vergogna". I nomadi furono spesso usati dai nazisti come cavie per gli esperimenti scientifici.