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Una giornata di Ivan Denisovic

50 anni fa il capolavoro di Solgenitsin

Nel novembre del 1962 usciva la prima opera di Aleksandr Solzhenicyn, testimone inascoltato del gulag e fecondo pensatore onorato come Giusto nel Giardino di Milano.

La rivista russa Novy Mir pubblicò quest'opera, che faceva conoscere al mondo la disumanizzazione del regime sovietico presentando la giornata tipo dell'internato nei lager dell'URSS. Secondo la rivista online Tempi, il libro "racconta con freddezza le “gesta” di Ivan, che cerca, come tutti gli altri 364 giorni dell’anno, di non morire di fame o di freddo e di restare un uomo".


Solgenitsin era stato rinchiuso nel gulag tra il 1945 e il 1953 per aver scritto alcune lettere in cui criticava la conduzione della guerra sotto Stalin. "Come scrive Marta Dell’Asta su Avvenire", ricorda l'articolo di Tempi, «Solzhenicyn compì un miracolo straordinario: fece sì che in un paese, in una cultura, dove tutto era ideologia, alla parola tornasse a corrispondere il suo senso diretto, reale. Senza più interpretazioni, sovrapposizione e censure. Alcuni anni più tardi, alcuni ragazzi avrebbero trovato una formula molto espressiva che spiegava l’efficacia di ciò che aveva compiuto Solženicyn in letteratura: “Scrivere la verità perché la parola viva”. (…) La storia di Ivan Denisovic risultò così “vera” che tanti, tantissimi scrissero: quello era il mio lager; quel detenuto io lo conosco; quello sono io…».

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