Un'immagine dal film Poklosie

Un film destinato a riaprire una ferita che la Polonia non ha mai chiuso. Poklosie (o Aftermath) affronta il tema della collaborazione di alcuni polacchi con i piani nazisti. Se è vero che molti cittadini polacchi rischiarono la vita per salvare gli ebrei dalla deportazione, non mancano i documenti che testimoniano la complicità di altri nel radunare e a volte anche uccidere gli ebrei stessi.

Il film racconta la storia di un uomo che, dopo aver vissuto negli Stati Uniti, decide di tornare nel suo villaggio natale in Polonia, dove viene a conoscenza di quanto è accaduto durante l'occupazione nazista. L'uomo scopre infatti che, dietro istigazione dei soldati tedeschi, gli abitanti della cittadina - tra cui suo padre - hanno rinchiuso gli ebrei del territorio in un fienile e hanno dato loro fuoco.


La storia prende origine da un fatto realmente accaduto il 10 luglio 1941, venuto alla luce grazie a un'indagine del governo polacco. I documenti ritrovati testimoniano la collusione di alcuni cittadini polacchi con le autorità naziste.


Molteplici le reazioni alla pellicola. La città di Ostroleka ha bloccato la visione del film, criticato dall'ala destra del consiglio cittadino. Non sono mancati tuttavia gli apprezzamenti alla produzione, che hanno accolto con favore lo scopo dell'opera, ovvero quello di toccare un argomento che ancora oggi molti polacchi preferiscono evitare.


"È nostro dovere morale fare questo film - ha dichiarato Dariusz Jablonski, produttore del lungometraggio - perchè tratta di uno degli ultimi tabù della storia, e ho la sensazione che sia un argomento che si preferisce evitare. Anche se questo crimine terribile riguarda solo l'1% della nazione polacca non importa, perchè vogliamo sapere la verità".


Positiva è stata la reazione della comunità ebraica. L'ambasciatore israeliano in Polonia Zvi Rav-Niev ha sostenuto che "il dibattito è stato aperto, e questo è già un segno positivo".