Mishal bin Zaar Hamad Al Mutiry, ex diplomatico saudita, si trova in Qatar dall'agosto 2011.
È scappato dall'Arabia Saudita, e ora potrebbe essere costretto a tornarci.
Nel 2003 Mishal lavora all'ambasciata saudita in Olanda, e riferisce al suo paese che la sede diplomatica dell'Aja è sospettata di finanziamento a gruppi terroristici. Il governo saudita, per tutta risposta, lo licenzia. Al Mutiry decide di rendere pubblica la sua denuncia e ottiene l'asilo politico dall'Olanda. Inizia così l'Odissea del diplomatico.
Nel 2006 uomini in borghese, probabilmente agenti sauditi, lo rapiscono insieme al figlio e lo conducono a Bruxelles. Qui uno dei due carica il ragazzo su un'altra auto e si allontana. Al Mutiry è costretto a una scelta: il rientro in Arabia Saudita per la vita di suo figlio.
Giunto in patria, l'uomo viene arrestato e detenuto per sei mesi in un carcere di Riyad. Qui è costretto a subire torture e maltrattamenti, per poi essere rilasciato con il diveto di espatrio. Divieto che tuttavia viola nel 2011, fuggendo in Qatar e scatenando la ritorsione saudita.
Le pressioni sul governo qatarino hanno portato all'ordine di lasciare il Paese, emanato il 2 gennaio scorso. Se rientrerà in patria, Al Mutiry rischierà nuove violenze. Amnesty International si è mossa a sostegno dell'ex diplomatico, ricordando che l'estradizione di un uomo in un paese dove vi sia la possibilità che venga sottoposto a tortura è contraria al diritto internazionale, e che pertanto il Qatar ha l'obbligo di concedere l'asilo in quanto firmatario della Convenzione Onu contro la tortura e ogni altro trattamento crudele, inumano o degradante.