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La Fondazione Wallenberg ospite di Gariwo

a Milano per parlare di futuro

“Rappresentiamo le uniche due organizzazioni al mondo che onorano i Giusti di tutti i genocidi”. Così Baruch Tenembaum, ideatore dell’International Raoul Wallenberg Foundation, apre l’incontro - martedì 19 marzo a Milano - con i fondatori di Gariwo, Gabriele Nissim e Pietro Kuciukian. Poche parole per spiegare le ragioni che lo hanno spinto ad affrontare il lungo viaggio dall’Argentina con la volontà di gettare le basi per una collaborazione tra le due associazioni. 

Nato in una colonia della provincia di Santa Fe per immigrati ebrei in fuga dai pogrom russi del 1880, Tenembaum è un ottantenne energico e gioviale. L’impressione è quella di un uomo che unisce uno spiccato spirito pragmatico a una solida formazione umanistica, e uno sguardo alla sua biografia lo conferma. Studia scienze religiose e per anni insegna filosofia e letteratura Yiddish. Nel 1964 organizza il Congresso Spinoza, con la partecipazione del primo ministro israeliano Ben Gurion e lo scrittore J. L. Borges; l’anno successivo è tra i promotori della prima visita di un Papa a Gerusalemme. Nel 1966, fonda l’organizzazione interconfessionale Casa Argentina, con sedi a Gerusalemme e Buenos Aires, da cui prenderà le mosse la fondazione internazionale che porta il nome del diplomatico e filantropo svedese, Raoul Wallenberg, scomparso nel 1945  - a quanto si sa catturato e spedito nel Gulag dai sovietici - dopo aver salvato migliaia di ebrei nell’Ungheria occupata dai nazisti.  

L’IRWF, presieduta dall'imprenditore argentino di origini armene Eduardo Eurnekian, nasce con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica ai valori di solidarietà e coraggio civile, capisaldi etici dei soccorritori durante l'Olocausto. “Ma non è un’organizzazione esclusivamente ebraica” - tiene a precisare il fondatore. “Non ci compiangiamo per quello che abbiamo subìto, il nostro è un impegno rivolto al futuro, per la prevenzione di tutti i genocidi e l’educazione delle giovani generazioni”. Dal canto suo Eurnekian, insignito nel 2012 del “Business for Peace Award” dalla Oslo Business for Peace Foundation, sottolinea l’importanza di agire uniti - armeni ed ebrei in particolare - in questo impegno.

Sancita la comunanza di intenti con Gariwo, dopo essersi detto entusiasta dell’idea che  è alla base del Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano e della Giornata europea dei Giusti, Tenembaum solleva con iniziale prudenza la delicata questione con cui prima o poi deve confrontarsi chiunque affronti il discorso sui Giusti: Yad Vashem. È una “posizione di chiusura”, a suo parere, quella che il Memoriale di Gerusalemme mantiene rispetto all’elaborazione sui Giusti. È paradossale, ad esempio, che “gli ebrei non possano ricevere il titolo di Giusto tra le Nazioni” e  Yad Vashem non può pretendere di esercitare il monopolio su un concetto - non un semplice titolo, come sottolinea Eurnekian - che compare sia nella Bibbia che nella più antica tradizione culturale europea, come osserva anche Nissim.

Ma è cruciale la discussione sul termine Giusto, sulle intenzioni con cui lo si usa e sulle  diverse sfumature di significato che assume a seconda della traduzione. Non è una semplice questione terminologica - gli interlocutori lo sanno - e bisogna parlare la stessa lingua per intendersi bene e costruire progetti comuni. Allora righteous, rescuers, giusti, salvadores per parlare di chi? Ci sono giusti che, senza soccorrere, hanno opposto resistenza morale in difesa della dignità umana, o testimoniato e denunciato a rischio della vita. “Sono d'accordo con voi - conclude Tenembaum - in termini filosofici i salvadores sono quelli che hanno salvaguardato i valori dell’umanità”.
Lo sa bene Pietro Kuciukian, che a Yerevan ha voluto ricordare nel muro della memoria anche i testimoni di verità contro il negazionismo turco sul genocidio degli armeni.


Peter Malkin, autore del ritratto "With the same hands", è l'agente del Mossad che nel maggio del 1960 
ha catturato "con le proprie mani" il criminale nazista Adolf Eichmann.
Una riproduzione dell'opera è stata donata dagli ospiti al presidente Nissim durante la visita presso la sede di Gariwo. 

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