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Gli USA e le frontiere dei diritti umani

la Corte Suprema si esprime su Russia e Nigeria

Spesso i casi che arrivano davanti ai tribunali americani sono di scala un po' diversa da quella usuale in Europa e non se ne coglie subito l'importanza, ma oggi la giustizia USA offre almeno due applicazioni che faranno discutere in tutto il mondo.

La Corte Suprema contro l'extraterritorialità della giustizia USA


Nel primo, di natura giurisdizionale, la Corte Suprema si è pronunciata in merito alle torture che furono inflitte a cittadini nigeriani, alcuni dei quali di etnia Ogoni, con la complicità dell'azienda petrolifera Shell negli anni '92-'95. La sentenza dichiara inapplicabile l'Alien Tort Statute del 1789, un'antica legge americana che consentiva di perseguire in America violazioni gravi dei diritti umani commesse all'estero, qualora vi fosse una connessione sufficientemente forte del caso con il territorio USA.


Le organizzazioni dei diritti umani sono rimaste deluse, ma si ritiene che altri casi con nessi più forti con l'America potrebbero avere esiti più favorevoli. In ogni caso la sentenza fa scuola sulla questione dell'extraterritorialità delle corti americane, per il momento negandola. 


Negato l'ingresso in America a 18 sospetti torturatori russi


Nel frattempo, a livello dei poteri legislativo ed esecutivo, l'Amministrazione americana ha trasmesso al Congresso la lista di 18 cittadini russi accusati di violazioni dei diritti dell'uomo in Russia soprattutto in relazione al caso Magnitski. Sergej Magnitski era un avvocato morto di maltrattamenti in carcere in Russia il 16 novembre 2009, che ha dato il nome alla legge americana che permette di applicare alcune sanzioni a presunti carnefici russi. 


Il provvedimento riguarda infatti la possibilità di negare a questi 18 presunti complici in torture di entrare negli Stati Uniti e di congelare i loro beni. È una legge promulgata da Barack Obama nel 2012, che ha subito creato tensioni tra Washington e Mosca. Il Cremlino ha risposto con un blocco alle adozioni di bambini russi da parte delle famiglie americane. Però ha dalla sua una grave colpa: quella di non avere ancora disposto alcuna inchiesta sulla morte di Magnitski, a cinque anni dai fatti. 

18 aprile 2013

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