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Kosovo, Paese "giusto"

il ricordo nella Settimana della riconciliazione

Si apre in Kosovo la Settimana della tolleranza e della riconciliazione. L'iniziativa è stata lanciata dal Ministero degli Esteri e vedrà l'inaugurazione di due nuovi monumenti per la pace e l'arrivo di più di 300 ospiti da 50 Paesi.

"Nel mondo, la maggior parte delle persone conosce la guerra del Kosovo - ha dichiarato il Ministro degli Esteri Petrit Selimi - ma non sa che le comunità religiose hanno convissuto pacificamente per generazioni".

Le celebrazioni sono iniziate con la donazione di una "Pietra per la Pace" da parte della Stone for Peace Association of Hiroshima, che verrà posta nel Museo Nazionale del Kosovo per onorare le vittime di guerra e promuovere la riconciliazione.

Uno dei principali eventi di questa settimana sarà l'inaugurazione di un memoriale dell'Olocausto a Pristina, nell'area dell'antica sinagoga della città, in ricordo dell'importante presenza della minoranza ebraica nel Paese. Il Kosovo, così come l'Albania, segue una norma del codice d'onore Kanun conosciuta come "Besa", che ha permesso a molti musulmani di salvare gli ebrei dalle persecuzioni durante la Seconda guerra mondiale.

Gli ebrei vennero considerati ospiti e in quanto tali individui da proteggere e preservare. Fino al punto di donare loro abiti e nomi musulmani. Secondo la Besa infatti è doveroso difendere la vita in pericolo al di là di ogni differenza ideologica o religiosa, anche a costo della propria vita.

Mentre il Kosovo si prepara a celebrare la riconciliazione, a Sarajevo, capitale della Bosnia ed Erzegovina, si è riunita la Coalizione RECOM, nata nel 2008 con il compito di assicurare una giustizia di transizione.
Il risultato dell'incontro non è stato confortante: i quasi 200 attivisti, organizzazioni, rappresentanti delle vittime chiedono urgentemente la formazione di una commissione regionale per la verità e la riconciliazione nei Balcani, obiettivo ancora molto distante.

"Abbiamo visto che le scuse dei capi di Stato sono state solo un granello di sabbia, e perché? Semplicemente perché non ci sono precondizioni per la riconciliazione - ha dichiarato il Professor Zoran Pajic, dell'Università di Sarajevo - Dobbiamo discutere del passato, fare i conti con esso e assicurare meccanismi di giustizia di transizione prima di poter accettare le scuse". Il riferimento è evidentemente alle recenti scuse di Nikolic per il massacro di Srebrenica, che lo stesso Presidente serbo tuttavia non riconosce come genocidio.

20 maggio 2013

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