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Anna Politkovskaja, mia sorella

intervista ad Elena Kudinova

 Elena Kudinova

Elena Kudinova

In occasione dell'inaugurazione a Milano del giardino dedicato ad Anna Politkovskaja, Gariwo ha intervistato la sorella della giornalista russa, Elena Kudinova. Nelle sue parole, il ricordo di Anna e della sua passione per la ricerca della verità. Ecco cosa ci ha detto.

Qual è l’importanza della dedica di un giardino alla memoria di Anna Politkovskaja?

Il fatto che Milano, per la seconda volta, onori la figura di mia sorella è veramente molto importante per me e per tutta la famiglia. Il nostro desiderio, che portiamo avanti anche attraverso cerimonie come questa, è di mantenere vivo il suo impegno, il suo ricordo. Vogliamo far vivere per sempre il suo nome, e speriamo che le persone non la dimentichino mai, e non dimentichino quello che ha fatto.


Quale percezione ha avuto la popolazione russa della morte di Anna e del processo contro i suoi assassini?

In Russia l’informazione non si è mai occupata di lei. Già prima della sua morte la tv di Stato non parlava di Anna e del suo lavoro. Questo lascia immaginare come sia stato descritto il suo assassinio, e cioè come una semplice uccisione. Ne è stata data un’informazione distorta, semplificata, privata della sua reale gravità. Per molte persone in Russia oggi lei è solo un “vecchio caso” che non è ancora stato risolto. Molti ricordano solo che è morta, ma non il perché.
Purtroppo Anna non ha ricevuto e ancora non riceve l’attenzione del suo Paese.


In merito a questo, ci sono luoghi in Russia dedicati alla sua memoria?

Non c’è nessun monumento ufficiale, nessun luogo dedicato a mia sorella. Al momento c’è solo una targa nella casa dove viveva, e le persone che oggi la vogliono ricordare si recano al cimitero, sulla sua tomba. C’è però una notizia positiva. I colleghi della Novaja Gazeta hanno recentemente ricevuto l’autorizzazione per un progetto importante: la creazione di un monumento in ricordo di Anna nella sede del giornale dove lavorava.


Dopo la morte di Anna è cambiato qualcosa in Russia?

Forse qualcosa, ma solo perché sono passati 7 anni, e il tempo cambia inesorabilmente le cose. In Russia è cambiata soprattutto la condizione economica delle persone, che vivono meglio rispetto a 7 anni fa. Per quanto riguarda l’informazione, però, non penso siano stati fatti passi avanti dalla morte di mia sorella. Il modo in cui hanno trattato - e trattano - la sua storia lo dimostra, ed è molto triste.


Restando nel campo dell’informazione, qual è lo stato della libertà di espressione in Russia?

Per me è difficile dirlo, perché vivo in Inghilterra da 14 anni. Penso però che la questione sia molto grave ora. Come riportano spesso i giornali stranieri, il problema del controllo dell’informazione e la questione della libertà di espressione sono molto preoccupanti.


Secondo lei, cosa può insegnare la vicenda di Anna? E più in generale, qual è la sua eredità?

Anna era una grande investigatrice e una grande giornalista, ma anche una madre e una sorella perfetta. Ora, con mia nipote Vera, figlia di Anna, stiamo scrivendo un libro proprio per raccontare la sua storia come donna, prima ancora che come giornalista. Anna si prendeva cura delle persone, dava l’anima per raccontare le loro storie e per aiutarle ad affrontare i problemi.
La passione per il suo lavoro e per la ricerca della verità sono la principale eredità che lei ha lasciato al mondo.

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